In previsione di un’esplorazione marziana, gli astronauti si stanno addestrando per un viaggio molto lungo. Questo viaggio non solo testerà la loro capacità di sopportazione, ma li esporrà anche all’effetto della dilatazione temporale.
Questo fenomeno, predetto dalla teoria della relatività generale, implica che il tempo scorra a ritmi differenti per osservatori diversi, in base alla loro velocità e prossimità a campi gravitazionali significativi. Gli astronauti in rotta verso Marte osserveranno direttamente questa straordinaria caratteristica.
Nel contesto della gravità, lo spazio-tempo si curva. Più ci si avvicina a un corpo che genera gravità, più il tempo sembra rallentare. Di conseguenza, la parte superiore del corpo di un astronauta invecchia leggermente più velocemente rispetto alle sue gambe.
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Studi hanno dimostrato che, anche se gli astronauti in orbita intorno alla Terra vivono una minore dilatazione temporale gravitazionale rispetto a chi è sulla Terra, la velocità a cui si muovono annulla questo effetto.
Durante il viaggio per Marte, gli astronauti noteranno una leggera dilatazione del tempo. Benché per loro il tempo fluisca come al solito, rispetto alla Terra, la differenza sarà di pochi nanosecondi.
Questi minimi cambiamenti sono poco significativi se confrontati con la velocità della navicella spaziale. Confrontati con la velocità della luce, momento in cui gli effetti della dilatazione temporale diventano notevoli, questi scostamenti sono quasi trascurabili.
Nel caso gli astronauti decidessero di trascorrere un lungo periodo su Marte, l’effetto gravitazionale sulla dilatazione del tempo diventerebbe più evidente. Secondo l’Illinois Physics Center, una persona che restasse su Marte per 80 anni morirebbe circa 12 secondi prima rispetto a qualcuno rimasto sulla Terra.
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