Il panorama della sicurezza in Europa sta vivendo un cambiamento epocale: la leva obbligatoria potrebbe tornare in diversi Paesi, compresa la Polonia, che si prepara a introdurre l’addestramento militare per tutti gli uomini. A spingere verso questa scelta sono le crescenti tensioni geopolitiche e il timore di un conflitto sempre più vicino.

La proposta della Polonia: verso un esercito da mezzo milione di soldati
Il primo ministro polacco Donald Tusk ha annunciato un piano per rafforzare drasticamente le forze armate del Paese. Con la Russia che conta 1,3 milioni di militari e l’Ucraina 800 mila, la Polonia — attualmente con un esercito di circa 200 mila effettivi — mira a portare questo numero a 500 mila, anche attraverso la reintroduzione della coscrizione obbligatoria.
“In caso di conflitto, vogliamo che ogni uomo in Polonia sia addestrato e pronto. Serve una riserva militare ampia e preparata”, ha dichiarato Tusk.
La leva torna in Europa orientale: i casi di Lettonia, Lituania e Svezia
La Polonia non è sola. Paesi baltici e nordici, come Lettonia, Lituania e Svezia, hanno già ripristinato o potenziato il servizio militare negli ultimi anni, spesso dopo averlo abolito nei primi anni 2000.
Nel 2023, la Lettonia ha reintrodotto una coscrizione di 11 mesi per gli uomini, mentre le donne possono arruolarsi su base volontaria. Anche la Danimarca e la Norvegia si stanno muovendo in questa direzione, con piani per estendere il servizio militare obbligatorio alle donne entro il 2026 e il 2028, rispettivamente.
Una tendenza che divide l’Europa
Secondo Edgars Rinkēvičs, primo ministro lettone, l’attuale contesto internazionale richiederà a molti Paesi europei di rivedere le proprie strategie difensive. Tuttavia, l’opinione pubblica è tutt’altro che favorevole alla leva.
Un sondaggio Gallup ha rivelato che solo il 32% dei cittadini dell’UE sarebbe disposto a combattere in caso di invasione del proprio paese. In Italia, Austria e Germania, questa percentuale è tra le più basse al mondo, a conferma di un sentimento pacifista radicato.
Il peso economico della coscrizione
Ripristinare la leva obbligatoria, però, comporta notevoli costi economici. Ospitare, addestrare e mantenere un alto numero di reclute significa impegnare risorse ingenti, senza contare l’impatto sull’economia per chi interrompe la propria carriera lavorativa.
Per questo, alcuni paesi stanno cercando soluzioni “smart”: in Svezia, Lituania e Danimarca, ai militari vengono offerti stipendi, formazione professionale e opportunità di carriera post-servizio. In Estonia, ad esempio, gli specialisti IT vengono integrati nell’esercito mantenendo le proprie competenze e rientrano nel mondo del lavoro con nuove abilità.
Servizio militare e diritti: l’obiezione di coscienza
Nella maggior parte dei Paesi europei con leva obbligatoria, è garantito il diritto all’obiezione di coscienza per motivi religiosi, etici o politici. Le uniche due eccezioni restano Turchia e Azerbaigian, dove questo diritto non è riconosciuto legalmente.
Conclusione
L’Europa sembra avviarsi verso una nuova era militare, con un crescente numero di nazioni che rivalutano la leva obbligatoria alla luce delle tensioni internazionali. La decisione della Polonia potrebbe essere solo il primo passo verso una più ampia militarizzazione del continente. Tuttavia, tra resistenze dell’opinione pubblica, costi economici e necessità strategiche, il ritorno della coscrizione obbligatoria si presenta come una scelta complessa e divisiva.
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