Un recente articolo pubblicato sul Journal of Scientific Exploration ha esplorato le origini della cosiddetta “maledizione dei faraoni“, una leggenda che ha inquietato esploratori e saccheggiatori per secoli.

La ricerca ha rivelato che le tombe dell’antico Egitto contenevano uranio, elemento notoriamente pericoloso. L’uranio-235, noto per la sua alta radioattività e oggi usato per arricchire gli isotopi dell’uranio, è stato collegato a serie implicazioni sanitarie, incluso il cancro, per chi viene esposto.
Gli studiosi hanno associato questa radiazione a testi antichi che descrivono “una malattia che nessun medico può diagnosticare“, interpretata come un riferimento ai sintomi delle radiazioni. La misteriosa maledizione di Tutankhamon, ad esempio, è stata collegata a numerosi decessi, circa 20, tra cui alcuni accidentali e altri, come il linfoma di Hodgkin che uccise Howard Carter, attribuiti all’esposizione alle radiazioni.
La ricerca indica che la radioattività è stata riscontrata non solo nella tomba di Tutankhamon, ma anche in altri siti dell’antica necropoli egiziana.
Sembra che queste tombe, chiamate “Case dell’Eternità“, fossero progettate come bunker per stoccare uranio e proteggerli dai ladri. Gli antichi egizi descrivevano questi luoghi come “una terra solitaria, purificata, isolata“, e avvertivano che erano protetti da “spiriti maligni“, ora interpretati come una metafora delle pericolose radiazioni.
Questa ricerca suggerisce che la pericolosità della maledizione dei faraoni possa persistere e che molte altre tombe antiche potrebbero ancora contenere uranio, rappresentando un serio rischio per la salute di chi si avventura in queste aree.
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