Un recente studio ha rivelato un sorprendente effetto neurologico suscitato dal celebre dipinto “La ragazza con l’orecchino di perla” di Jan Vermeer. Conservato presso il Museo Mauritshuis dell’Aia, questo capolavoro del XVII secolo ha da sempre affascinato il pubblico, guadagnandosi un’aura di mistero simile a quella della “Gioconda” di Leonardo da Vinci. Nonostante molti studiosi si siano interrogati sul motivo di tale fascino, solo di recente la scienza ha iniziato a svelarne alcuni segreti, come riportato da Science Alert.
In un esperimento condotto dai ricercatori del Museo Mauritshuis in collaborazione con neuroscienziati di Neurensics, i volontari hanno osservato il dipinto mentre venivano monitorate le loro attività cerebrali attraverso tecniche avanzate di risonanza magnetica (MRI) e elettroencefalografia (EEG).
I risultati sono stati sorprendenti: osservare “La ragazza con l’orecchino di perla” ha indotto una forte attivazione nel precuneo, una regione del cervello che si occupa della memoria episodica, dell’autoriflessione e di aspetti legati alla coscienza. Questo ha dato origine a un fenomeno particolare, denominato dai ricercatori “loop dell’attenzione sostenuta”, caratterizzato da un ciclo di focalizzazione ripetitiva.
Tramite dispositivi di tracciamento oculare, è emerso che gli spettatori seguono inconsciamente uno schema preciso: il loro sguardo passa dall’occhio sinistro della ragazza alle sue labbra, poi alla perla, e torna di nuovo all’occhio, alle labbra e alla perla, ripetendo questo movimento in senso antiorario.
Gli scienziati ritengono che l’effetto ipnotico del dipinto sia legato all’accuratezza con cui Vermeer ha dipinto questi particolari: gli occhi, le labbra e la perla, che catturano e trattengono l’attenzione dello spettatore. Tuttavia, resta ancora inspiegabile il motivo per cui solo questo specifico dipinto di Vermeer produca tale effetto e non altre sue opere.
Un altro dato interessante è che le riproduzioni del quadro non suscitano la stessa risposta cerebrale intensa dell’originale. Questo potrebbe suggerire che l’opera possieda un’aura unica, quasi soprannaturale, sebbene i ricercatori preferiscano non avanzare ipotesi in questo senso, lasciando aperto il mistero per futuri studi.