La Terra non è piatta, ma Giove si

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Gli ultimi studi condotti dagli astronomi potrebbero rivoluzionare il modo in cui osserviamo la formazione dei pianeti.

La Terra non e piatta ma Giove si

Un’indagine recente suggerisce che i pianeti di grandi dimensioni, come Giove, tendono a formarsi non come corpi sferici, ma piuttosto come dischi appiattiti, paragonabili alla forma di una frittata morbida. Questa scoperta è emersa attraverso l’uso di simulazioni computerizzate, che hanno esplorato la formazione planetaria basandosi sull’idea che i protopianeti emergano rapidamente dalla frammentazione di vasti dischi di gas che orbitano intorno a stelle neonate.

Sebbene siano stati scoperti migliaia di esopianeti, il processo esatto attraverso il quale si formano rimane ancora un mistero. Lo studio attuale ha rivelato che, contrariamente alle aspettative precedenti, i giovani pianeti mostrano maggiormente una struttura appiattita, denominata sferoide oblato, che ricorda la forma di uno Smarties o di una caramella M&M, piuttosto che una forma sferica perfetta.

Dimitris Stamatellos, uno degli autori dello studio, ha espresso la sorpresa del team di ricerca nel trovare che i protopianeti assumono questa forma appiattita, sottolineando che ciò contraddice la convinzione comune che fossero sferici. Il team ha quindi confrontato le proprietà fisiche dei pianeti determinate attraverso le simulazioni con osservazioni già note, analizzando in particolare la formazione di giganti gassosi come Giove e Saturno.

L’analisi ha incluso uno sguardo approfondito alle varie condizioni di formazione, esaminando come fattori come le variazioni di temperatura e densità del gas influenzino il processo.

Foto@arXiv (2024)

La ricerca ha esplorato le due principali teorie esistenti sulla formazione planetaria: l’accrescimento del nucleo, che descrive una crescita graduale attraverso l’unione di particelle di polvere, e la teoria dell’instabilità del disco, che propone una formazione rapida da dischi di materiale in orbita. Quest’ultima teoria è particolarmente intrigante poiché suggerisce che i grandi pianeti possano formarsi velocemente e a distanze considerevoli dalle loro stelle ospiti.

Un’ulteriore scoperta interessante dello studio è che i nuovi pianeti tendono a crescere dai poli piuttosto che dagli equatori, a seguito del materiale che su di essi converge. Queste nuove intuizioni sperano di guidare future osservazioni astronomiche, verificando così le teorie sulla formazione planetaria.

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