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Il mistero del déjà vu: perché abbiamo la sensazione di aver già vissuto un momento?

Angela Gemito Nov 2, 2025

Introduzione: quella strana sensazione di “ci sono già stato”

Ti è mai capitato di trovarti in un posto nuovo, parlare con qualcuno per la prima volta o vivere una situazione qualsiasi… e avere la sensazione stranissima di averla già vissuta?
Ecco, quella sensazione si chiama déjà vu, un termine francese che significa letteralmente “già visto”. È uno dei fenomeni più misteriosi e affascinanti della psicologia e delle curiosità scientifiche legate al funzionamento del cervello umano.

Nonostante sia un’esperienza comune — circa il 60-70% delle persone afferma di aver provato almeno una volta un déjà vu — gli scienziati continuano a interrogarsi su cosa lo causi davvero. È un glitch della mente? Una prova di vite passate? O semplicemente un piccolo errore di memoria?
Scopriamolo insieme.

Illustrazione del cervello umano durante un episodio di déjà vu

Déjà vu: un fenomeno al confine tra memoria e subconscio

Il déjà vu è una sorta di cortocircuito tra percezione e memoria. In poche parole, il cervello umano confonde qualcosa di nuovo con qualcosa di già memorizzato, dando la sensazione che “questo momento” sia già accaduto.

Secondo la psicologia cognitiva, la mente umana è costantemente impegnata a processare informazioni: ciò che vediamo, sentiamo, tocchiamo o pensiamo passa prima da una memoria a breve termine e poi, se necessario, a una memoria a lungo termine.
Quando si verifica un déjà vu, è come se il cervello “saltasse un passaggio”, memorizzando l’esperienza due volte di fila: la seconda volta, però, la riconosce come già registrata.

In pratica, il cervello non distingue correttamente tra un ricordo reale e una sensazione familiare generata in quel momento.
È un errore sottile, ma sufficiente per farci sentire per qualche istante in un loop temporale.


Le spiegazioni scientifiche più accreditate

Gli scienziati hanno proposto diverse teorie per spiegare il déjà vu. Ecco le principali:

1. Errore di sincronizzazione nel cervello

Una delle ipotesi più accettate è quella neurologica: il déjà vu potrebbe essere causato da una disincronia tra i due emisferi cerebrali o tra le aree che gestiscono la memoria e quelle che elaborano le percezioni sensoriali.

In pratica, un’informazione visiva o uditiva arriva al cervello con un leggero ritardo tra i due emisferi. Quando la seconda parte del segnale viene processata, la prima è già stata registrata come memoria: ecco perché sembra “familiare”.

2. Un déjà vu come test del sistema di memoria

Un gruppo di neuroscienziati dell’Università del Colorado ha suggerito che il déjà vu potrebbe essere un meccanismo di controllo del cervello per testare la coerenza dei ricordi.
Il cervello “simula” la familiarità per verificare se ciò che stiamo vivendo corrisponde a qualcosa di già memorizzato.
In questo senso, il déjà vu non è un errore, ma una funzione di sicurezza della memoria.

3. Legame con i sogni e il subconscio

Un’altra teoria affascinante è quella onirica: molti esperti credono che il déjà vu possa essere collegato ai sogni.
Forse hai sognato una situazione simile senza ricordarla consapevolmente, e quando ti capita davvero, il tuo subconscio la riconosce.
È come se il cervello dicesse: “Aspetta, questa scena l’ho già vissuta!” — anche se in realtà è accaduta solo nella tua mente.


Déjà vu e patologie neurologiche: quando diventa un sintomo

In rari casi, il déjà vu può essere un segnale clinico. Alcune persone affette da epilessia del lobo temporale riferiscono di provare déjà vu intensi e ricorrenti poco prima di una crisi.
Questo perché l’area temporale del cervello è coinvolta nella gestione della memoria e delle emozioni, e un’attività elettrica anomala può generare quella sensazione di “ricordo falso”.

Non bisogna però allarmarsi: nella maggior parte delle persone sane, il déjà vu è del tutto innocuo e anzi, rappresenta una finestra affascinante per comprendere meglio come funziona la mente umana.


Déjà vu, jamais vu e altre stranezze della mente

Il déjà vu non è l’unico fenomeno curioso legato alla memoria.
Ci sono anche il jamais vu, l’opposto del déjà vu, e altre illusioni mentali che rivelano quanto il cervello possa ingannarci:

  • Jamais vu: letteralmente “mai visto”. È la sensazione che qualcosa di perfettamente familiare — una parola, un volto, un luogo — appaia improvvisamente estraneo o nuovo.
    Ad esempio, se ripeti la stessa parola molte volte (“porta, porta, porta…”), a un certo punto perde di senso. È il cervello che “resettando” la familiarità genera l’effetto jamais vu.
  • Presque vu: il classico “ce l’ho sulla punta della lingua”. Sai di sapere qualcosa, ma non riesci ad accedervi.
    Anche qui, la mente gioca con la memoria a breve termine, sospesa tra sapere e dimenticare.

Questi fenomeni, insieme al déjà vu, fanno parte delle curiosità scientifiche più affascinanti della psicologia moderna, perché mostrano i limiti e i meccanismi nascosti della nostra percezione della realtà.


Le interpretazioni spirituali e culturali

Fuori dal mondo scientifico, il déjà vu ha da sempre alimentato credenze e miti.
In molte culture viene interpretato come un segno del destino, una memoria di vite passate o una connessione con l’inconscio collettivo, teorizzato da Carl Jung.

Nella tradizione orientale, il déjà vu è a volte visto come una risonanza karmica, un momento in cui la nostra anima riconosce un frammento di un’esperienza vissuta in un’altra esistenza.
In quella occidentale, invece, è spesso associato a premonizioni o a una sincronicità cosmica: la sensazione che tutto stia accadendo “come doveva accadere”.

Anche se la scienza tende a ridimensionare queste letture, è indubbio che il déjà vu tocchi corde profonde del nostro subconscio e del nostro senso del tempo.


Curiosità: chi sperimenta più spesso il déjà vu?

Gli studi dimostrano che il déjà vu si manifesta più frequentemente tra i 18 e i 35 anni, e tende a diminuire con l’età.
Le persone che viaggiano molto, dormono poco o vivono periodi di forte stress sembrano più inclini a sperimentarlo.
Inoltre, chi è più curioso o immaginativo ha maggiori probabilità di percepire questi “glitch mentali”.

Un fatto interessante: le esperienze di déjà vu sono più comuni anche nei sogni lucidi e nei momenti di forte concentrazione, quando il cervello è attivo su più livelli di consapevolezza.


Conclusione: un piccolo mistero che ci rende umani

Il déjà vu resta una delle più grandi curiosità scientifiche del nostro tempo: una finestra sul funzionamento della memoria, ma anche un promemoria del fatto che il cervello umano è imperfetto, complesso e meraviglioso.

Ogni volta che provi quella strana sensazione di “essere già stato qui”, ricordati che non sei solo: è il tuo cervello che, per un istante, si specchia nel tempo, confondendo il presente con un’eco del passato.
E forse, in quella piccola imperfezione, c’è tutta la poesia della mente umana.

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Angela Gemito

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Curiosa per natura e appassionata di tutto ciò che è nuovo, Angela Gemito naviga tra le ultime notizie, le tendenze tecnologiche e le curiosità più affascinanti per offrirtele su questo sito. Preparati a scoprire il mondo con occhi nuovi, un articolo alla volta!

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