La celebre foto del mostro di Loch Ness del 1934, per decenni ritenuta una delle prove più credibili dell’esistenza della creatura, è stata ufficialmente smentita. Una confessione in punto di morte ha svelato la verità dietro lo scatto più iconico della criptozoologia.

La vera storia dietro la “Fotografia del chirurgo”
Per oltre ottant’anni, la famosa immagine che ritrae una sagoma dal lungo collo emergere dalle acque del Loch Ness ha alimentato leggende, documentari e ricerche. L’autore dell’immagine, il dottor Robert Kenneth Wilson, era un chirurgo rispettabile. La sua reputazione aveva dato forza all’autenticità dello scatto. Il Daily Mail acquistò la foto nel 1934, pubblicandola senza esitazione. La stampa e l’opinione pubblica rimasero affascinate da quella che sembrava una prova schiacciante.
Tuttavia, la verità è emersa decenni dopo. Christian Spurling, sul letto di morte, ha confessato che l’intera storia era una montatura. Aveva creato un piccolo modello del mostro, applicato a un sottomarino giocattolo, e lo aveva fotografato insieme al fratellastro Ian Wetherell.
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Il motivo? Vendetta personale contro il Daily Mail. Il padre adottivo di Spurling, Marmaduke Wetherell, era stato pubblicamente umiliato dal giornale per aver identificato come “impronte del mostro” delle tracce riconducibili in realtà a un portaombrelli con zampa d’ippopotamo.

Come nasce una leggenda moderna
Il mito del mostro di Loch Ness non nasce solo da quella fotografia. Racconti su avvistamenti di una creatura misteriosa nelle acque scozzesi circolano fin dal VI secolo. Tuttavia, è nel XX secolo che la leggenda esplode grazie ai media. La combinazione tra immagine, mistero e suggestione ha alimentato l’immaginario collettivo.
Negli anni, numerosi ricercatori, appassionati e turisti hanno visitato il lago sperando in un incontro ravvicinato. Molti hanno raccolto immagini o video di bassa qualità, spesso spiegabili con onde, legni galleggianti o animali comuni. Tuttavia, nessuna prova scientifica solida ha mai confermato l’esistenza della creatura.
Nonostante ciò, la storia del mostro è sopravvissuta, alimentata da un misto di folklore, turismo e desiderio di credere nell’ignoto. Il Loch Ness Monster è diventato un’icona culturale, più che un oggetto di studio.
Conclusione
La confessione di Spurling chiude definitivamente uno dei capitoli più affascinanti della cultura popolare del Novecento. Ma il desiderio di mistero, di leggende e di creature sconosciute continua a vivere. Forse, più della verità, ci affascina l’idea che qualcosa di inspiegabile possa ancora esistere.
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