Le piramidi d’Egitto, simboli eterni di potenza e maestosità, sono da sempre associate alla figura dei faraoni. Per secoli, gli archeologi hanno sostenuto che queste strutture fungessero da tombe reali, ma c’è un interrogativo che continua a suscitare curiosità: perché sono così rari i resti umani all’interno delle piramidi?

Sebbene la teoria tradizionale le identifichi come mausolei monumentali costruiti durante l’Antico e Medio Regno, la scarsità di reperti umani ha spinto alcuni a formulare teorie alternative, più speculative che storicamente fondate, come quella delle piramidi usate per scopi energetici o come silos per il grano, ipotesi non supportate da prove concrete.
Casi documentati: esistono davvero resti umani nelle piramidi?
Contrariamente a quanto spesso si sostiene, alcuni resti umani sono stati effettivamente rinvenuti nelle piramidi. Un esempio significativo riguarda la piramide incompiuta del re Neferirkara, dove sono state scoperte ossa compatibili con la sua epoca, secondo analisi al radiocarbonio.
Allo stesso modo, nella piramide del faraone Djedkare Isesi a Saqqara meridionale sono stati rinvenuti resti ossei attribuiti al re e a due sue figlie. Tuttavia, questi casi restano eccezioni in un panorama in cui, il più delle volte, le piramidi sono risultate vuote o depredate.
Secondo fonti come IFLScience e approfondimenti dell’Egyptian Ministry of Antiquities, i resti ritrovati in molte altre piramidi non corrispondono ai faraoni per i quali esse furono costruite. È il caso, ad esempio, della Piramide di Djoser: le ossa trovate al suo interno risultano databili a epoche ben diverse dalla Terza dinastia a cui apparteneva Djoser.
La piramide di Micerino: un’altra tomba senza il suo faraone?
Un altro caso emblematico è quello della Piramide di Micerino, la più piccola del complesso di Giza. Anche qui, i resti umani individuati non coincidono cronologicamente con l’epoca del sovrano, lasciando aperta l’ipotesi che si trattasse di una tomba riutilizzata o saccheggiata nei secoli successivi.
Perché i faraoni smettono di costruire piramidi?
Nel corso del tempo, le piramidi furono progressivamente abbandonate come luoghi di sepoltura. Già a partire dal Nuovo Regno (XVI-XI secolo a.C.), i faraoni iniziarono a preferire tombe scavate nella roccia, nascoste nelle valli dell’Alto Egitto. È il caso della celebre Tomba di Tutankhamon, rinvenuta intatta nella Valle dei Re nel 1922, un evento che confermò la validità della strategia di sepoltura “segreta”.
Questo cambiamento rispondeva a esigenze pratiche e di sicurezza. Le piramidi, per quanto imponenti, erano bersagli visibili e facilmente accessibili per i saccheggiatori. Durante i periodi di crisi e declino dell’autorità centrale, le razzie dei tombaroli rappresentavano una minaccia concreta. Questo portò i successori dei grandi costruttori di piramidi a evitare strutture tanto esposte, optando per sepolture più protette.
Piramidi senza tesori né corpi?
Studi archeologici moderni, come quelli pubblicati su Nature e dal British Museum, confermano che la maggior parte delle piramidi è stata violata in tempi antichi. I corpi, se presenti, sono stati rimossi, distrutti o dispersi, e i corredi funerari trafugati.
Secondo Zahi Hawass, ex direttore delle Antichità Egizie, “le piramidi erano tombe, ma il fatto che oggi le troviamo vuote è il risultato di millenni di saccheggi e non della loro natura originale”.
Conclusione: un enigma parzialmente risolto
Il fatto che pochi resti umani siano stati rinvenuti nelle piramidi egizie non invalida la teoria della loro funzione funeraria, ma ci ricorda quanto sia difficile ottenere certezze assolute da monumenti così antichi e frequentemente depredati.
Le piramidi restano uno dei misteri più affascinanti dell’archeologia mondiale. Anche senza corpi o tesori, esse ci parlano ancora oggi di un’antica civiltà che ha saputo lasciare un’impronta eterna nella storia dell’umanità.
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