Sempre più spesso ci troviamo a parlare di obesità, e sempre più spesso protagonisti sono i nostri bambini.
La loro obesità nella stragrande maggioranza dei casi è di tipo esogeno, quella cioè determinata da fattori esterni come un’alimentazione errata o la mancanza di movimento.
Se per gli adulti si fa riferimento all’indice di massa corporea per identificare sovrappeso ed obesità, quando si parla di bambini nella pratica clinica si fa riferimento alle curve dei centili dell’IMC che ogni pediatra usa. Un dato superiore all’85°c è indice di sovrappeso, se il dato è superiore al 90°c è indice di obesità. Si può inoltre calcolare la percentuale di eccesso peso estrapolando il dato dalla differenza tra IMC reale e IMC di riferimento ( 50°c delle curve di riferimento) e dividendo poi il dato per la statura al quadrato.
Diverse sono le cause dell’obesità infantile, ma tra esse spiccano la sedentarietà, l’uso eccessivo di bevande zuccherate e cibi ricchi di grassi e zuccheri semplici, lo scarso impiego di frutta e verdure, la difficoltà a riconoscere i segnali di fame e sazietà, l’utilizzo del cibo come calmante per sedare le emozioni, le eccessive restrizioni di cibi gustosi che spingono il bambino a ricercarli e a mangiarli di nascosto.
Molto meno comuni sono le malattie genetiche e i disturbi ormonali che possono rendere il bambino obeso. Queste malattie, come la sindrome di Prader-Willi e la sindrome di Cushing, colpiscono un numero molto piccolo di bambini.
La maggior parte dei casi di obesità sono quindi da addebitare a cattive abitudini alimentari.
Ma a quanto pare, se tantissimi bambini sono hanno problemi di peso è anche colpa delle mamme che non riescono a percepire obiettivamente i problemi di peso dei figli: a rivelarlo un nuovo studio condotto dall’Università di Padova.
Lo studio condotto da un team di ricercatori guidato dal prof. Dario Gregori dell’Unità di Biostatistica, Epidemiologia e Sanità pubblica del Dipartimento di Scienze cardiologiche, toraci e vascolari dell’Università di Padova, aveva come obiettivo quello di studiare il tasso di “misperception materna” ossia la percezione di un bambino sovrappeso/obeso come sottopeso/normopeso e il suo ruolo nell’influenzare la scelta di intraprendere delle azioni destinate alla perdita dei chili di troppo.
Per lo studio sono stati presi in esame 2.720 bambini (di età compresa tra i 3 e gli 11 anni, bilanciati per genere) in 10 nazioni in tutto il mondo (Cile, Messico, Argentina, Brasile, Germania, Francia, Italia, Regno Unito, Georgia, e India). Di questi, 774 bambini sono risultati in sovrappeso-obesi.
La proporzione maggiore di bambini sovrappeso-obesi è stata identificata in India (49% (377)) e America Latina (16% (124) in Brasile, 7% (54) in Cile, 6% (45) in Argentina, 6% (47) in Messico).
In Italia, in linea con le altre nazioni europee, è stata identificata una minore proporzione di bambini sovrappeso-obesi (30 su 774, pari al 4% del totale dei bambini sovrappeso-obesi).
I bambini sono stati sottoposti ad una valutazione antropometrica mentre alle madri è stato chiesto di indicare la figura che meglio rappresentava la forma fisica del proprio figlio tra 14 figure (7 maschili e 7 femminili) disegnate in modo tale da rappresentare altrettanti bambini con differenti forme fisiche (dall’estrema magrezza fino all’obesità).
“La proporzione di bambini sovrappeso/obesi non correttamente percepiti come tali dalle proprie madri risulta essere molto elevata (la quasi totalità dei bambini sovrappeso (89%), e metà dei bambini obesi (52%) non sono stati percepiti come tali dalle proprie madri. L’analisi stratificata per nazione mostra una leggera variabilità tra i Paesi considerati nello studio (la proporzione di bambini sovrappeso/obesi non correttamente percepiti varia dal 50% del Cile all’89% della Francia). L’Italia rappresenta uno dei Paesi con la proporzione più elevata di misperception, ovvero l’80% dei bambini sovrappeso/obesi – pari a 24 bambini su 30 sovrappeso/obesi – sono stati percepiti dalle proprie madri come normopeso” ha spiegato il professore Gregori.
In definitiva, lo studio ha potuto concludere che la misperception materna è un fattore influenzante nella scelta di adottare delle azioni per perdere peso.
Questi risultati sottolineano quindi la necessità che le politiche di salute pubblica volte a combattere il problema dell’obesità infantile favoriscano anche la presa di coscienza, da parte dei genitori, della forma fisica del proprio figlio.