C’è spesso una narrazione preconfezionata quando una famiglia varca la soglia di uno studio terapeutico. La storia suona più o meno così: “Abbiamo un problema, ed è lui”. Tutte le dita puntano verso un’unica direzione: il figlio ribelle, il padre depresso, la figlia con disturbi alimentari. Sembra la soluzione più logica e lineare. Se si ripara l’elemento rotto, l’intero macchinario tornerà a funzionare perfettamente. Tuttavia, la psicologia sistemica ci insegna che questa visione è quasi sempre un’illusione ottica.
Quella persona, etichettata come la “pecora nera” o il “problema”, sta in realtà svolgendo un lavoro emotivo pesantissimo per conto di tutti gli altri. Il paziente designato è il portatore visibile di un dolore invisibile e condiviso, un capro espiatorio inconscio che permette al resto del clan di dichiararsi “sano”.

La Teoria dei Sistemi Familiari: Nessuno è un’Isola
Per afferrare la complessità di queste dinamiche, dobbiamo abbandonare l’idea dell’individuo come entità isolata. Murray Bowen, pioniere della teoria dei sistemi familiari, ha rivoluzionato il modo in cui osserviamo i nuclei domestici, descrivendoli come unità emotive interdipendenti. In questo intreccio, ogni movimento di un membro provoca una reazione a catena sugli altri.
Secondo questa prospettiva, il comportamento sintomatico di una persona non nasce dal nulla. La psicoterapeuta Emily Waitt evidenzia un concetto cruciale: il soggetto etichettato come problematico sta semplicemente manifestando lo stress che l’intero sistema non riesce a elaborare. Immaginate un circuito elettrico sovraccarico: il fusibile che salta non è la causa del problema, ma il punto in cui la tensione eccessiva è diventata insostenibile.
Le famiglie, spesso senza rendersene conto, creano questa dinamica per proteggersi dalla vergogna o dalla necessità di affrontare traumi irrisolti. Puntare il dito contro un singolo membro offre un vantaggio immediato e pericoloso: distoglie l’attenzione dalle crepe strutturali del gruppo. È molto più facile preoccuparsi dell’aggressività di un adolescente piuttosto che ammettere che il matrimonio dei genitori è finito da anni o che esiste una storia di abusi mai affrontata tra le generazioni precedenti.
“La sofferenza del paziente assegnato è il riflesso di disfunzioni, stress o disuguaglianze all’interno dell’intero sistema familiare.” – Jeffrey Ditzell, Psichiatra.
Il Costo Psicologico del Ruolo di Capro Espiatorio
Essere scelti inconsciamente per ricoprire questo ruolo comporta conseguenze devastanti. Quando la terapia o l’attenzione familiare si concentrano esclusivamente sul “curare” il singolo, si ottiene l’effetto opposto: si rafforza l’isolamento. Il messaggio che arriva al paziente identificato è che c’è qualcosa di intrinsecamente sbagliato in lui, mentre gli altri membri si adagiano in una falsa percezione di stabilità.
Gli esperti, tra cui la psicologa Roma Williams, avvertono che questo meccanismo di difesa collettivo impedisce agli altri familiari di guardarsi allo specchio. Finché c’è un “cattivo” ufficiale, gli altri possono sentirsi i “buoni”. Ma il prezzo pagato dal capro espiatorio è altissimo e si estende ben oltre l’infanzia o l’adolescenza.

Impatto sull’Identità e le Relazioni Future
L’interiorizzazione dello stigma modella la personalità in via di sviluppo. La Dott.ssa Nari Jeter sottolinea come il senso di colpa e la vergogna diventino pietre angolari dell’identità del soggetto. Non si tratta solo di sentirsi “sbagliati” in quel momento, ma di convincersi di non meritare amore o appartenenza.
Le ripercussioni a lungo termine, identificate dalla specialista Nilisha Williams, includono:
- Bassa autostima cronica: La convinzione radicata di essere difettosi.
- Difficoltà a fidarsi: Se la famiglia, che dovrebbe essere il porto sicuro, diventa la fonte del giudizio, il mondo esterno appare minaccioso.
- Legami affettivi malsani: Chi è cresciuto come capro espiatorio tende a replicare queste dinamiche nelle relazioni adulte, cercando partner che confermino la loro visione negativa di sé o accettando trattamenti ingiusti perché “familiari”.
Dalla Colpa alla Responsabilità Condivisa
Risolvere il problema non significa “aggiustare” la persona sofferente, ma ristrutturare l’architettura emotiva della famiglia. La vera guarigione inizia quando si sposta il focus dalla domanda “Cosa c’è che non va in te?” alla domanda “Cosa sta succedendo a noi?”.
La terapia familiare efficace lavora per smantellare l’etichetta. Se un ragazzo fa uso di sostanze, ad esempio, l’approccio sistemico non guarda solo alla dipendenza, ma indaga su quale vuoto o tensione quella dipendenza stia cercando di colmare nel sistema. Forse serve a tenere i genitori uniti nella preoccupazione comune? O serve a distrarre da un fallimento economico?
Guardare il quadro generale è l’unico modo per interrompere il ciclo. Questo processo richiede coraggio, poiché obbliga ogni membro della famiglia a riprendersi la propria quota di responsabilità. Significa affrontare problemi di comunicazione, definire limiti sani e, soprattutto, elaborare quei traumi condivisi che, fino a quel momento, erano stati scaricati sulle spalle di uno solo.
Quando la famiglia smette di cercare un colpevole e inizia a cercare una connessione autentica, il sintomo del paziente designato spesso perde la sua funzione e, di conseguenza, la sua intensità.
Riflessioni Finali
Riconoscere la presenza di un paziente designato è il primo passo per liberare non solo l’individuo, ma l’intera famiglia da uno schema tossico. Non esistono “mele marce”, ma solo frutteti che necessitano di cure diverse al terreno.
Se desideri approfondire le dinamiche dei sistemi familiari, ti consigliamo di consultare le risorse dell’American Association for Marriage and Family Therapy o di leggere le opere fondamentali di Murray Bowen sulla teoria dei sistemi.
FAQ – Domande Frequenti
Chi è esattamente il “paziente designato”? È il membro della famiglia che manifesta i sintomi (ansia, ribellione, dipendenze) di un disagio che appartiene all’intero gruppo. Viene inconsciamente scelto per portare il peso delle disfunzioni familiari, permettendo agli altri di ignorare i propri conflitti irrisolti.
Perché le famiglie scelgono un capro espiatorio? Succede per mantenere un equilibrio precario (omeostasi). Identificare un “problema” esterno ai genitori o alla coppia serve a deviare l’attenzione da questioni più dolorose o profonde, come crisi coniugali o traumi passati, creando una falsa stabilità emotiva.
Il paziente designato può guarire da solo? È molto difficile. Se la persona cambia ma il sistema familiare rimane identico, la famiglia potrebbe fare pressione (inconsciamente) affinché torni nel vecchio ruolo o potrebbe selezionare un nuovo capro espiatorio. La terapia familiare sistemica è spesso necessaria per una risoluzione duratura.
Quali sono i segnali che sono io il paziente designato? Potresti sentirti costantemente criticato, escluso o responsabile per l’umore degli altri. Se provi un senso di colpa cronico senza motivo apparente o senti che i problemi della famiglia “gravitano” sempre su di te, potresti essere intrappolato in questo ruolo.
Curiosa per natura e appassionata di tutto ciò che è nuovo, Angela Gemito naviga tra le ultime notizie, le tendenze tecnologiche e le curiosità più affascinanti per offrirtele su questo sito. Preparati a scoprire il mondo con occhi nuovi, un articolo alla volta!




