Chi non ha mai discusso con una persona ostinata al punto da negare l’evidenza, anche quando i fatti parlano chiaro? Se ti è capitato, e il tuo interlocutore era un uomo, potresti aver toccato con mano un fenomeno oggetto di studio scientifico: la difficoltà maschile ad ammettere i propri errori potrebbe avere una base ormonale.

Orgoglio o biologia?
Spesso, nell’ambito delle relazioni di coppia o dei dibattiti quotidiani, sono gli uomini a mostrarsi più restii nel riconoscere di aver sbagliato. Ma non si tratterebbe solo di orgoglio o di condizionamenti culturali. Alcuni studi recenti suggeriscono che il testosterone, l’ormone sessuale maschile per eccellenza, giochi un ruolo determinante nel modo in cui gli uomini gestiscono il confronto e l’errore.
Lo studio del Caltech: testosterone e ostinazione
Uno degli esperimenti più citati in materia è stato condotto da un team del California Institute of Technology (Caltech) guidato dal professor Colin Camerer, esperto in economia comportamentale. La ricerca, pubblicata su Psychological Science (fonte), ha rivelato che alti livelli di testosterone possono influire negativamente sulla capacità di analisi critica e sull’apertura al cambiamento di idea.
L’esperimento ha coinvolto due gruppi di uomini: uno ha ricevuto un supplemento di testosterone, l’altro un placebo. Entrambi i gruppi hanno dovuto risolvere una serie di problemi matematici semplici ma formulati in modo da indurre facilmente in errore. Il risultato?
- Il gruppo con testosterone più alto ha commesso più errori;
- Ha mostrato maggiore impulsività nel rispondere;
- E, cosa interessante, ha impiegato più tempo a correggere le risposte sbagliate, anche dopo aver ricevuto un feedback.
Perché succede?
Il testosterone sembra rafforzare l’intuito iniziale e ridurre la propensione a mettere in discussione le proprie conclusioni. In pratica, potenzia la sicurezza soggettiva anche quando questa non è supportata da fatti oggettivi. Questo può spiegare perché, in molte discussioni, alcuni uomini restino fermi sulle loro posizioni anche quando è evidente l’errore.
Il professor Camerer spiega:
“Abbiamo osservato che l’aumento del testosterone può portare a giudizi più rapidi ma meno accurati, e a una minore disponibilità a rivedere le proprie convinzioni.”
Una riflessione utile (anche fuori dal laboratorio)
Comprendere i meccanismi biologici che influenzano il comportamento può aiutarci a gestire meglio i conflitti, soprattutto in ambito affettivo o professionale. Questo non significa giustificare ogni ostinazione, ma sapere che certe dinamiche hanno radici anche fisiologiche può invitare a un dialogo più empatico e meno reattivo.
Inoltre, come sottolineato dalla Harvard Health Publishing (fonte), il testosterone è solo uno dei fattori che influenzano l’aggressività, la sicurezza e la competitività: ambiente, educazione e autoconsapevolezza giocano un ruolo altrettanto cruciale.
Fonti autorevoli: