Perché alcune persone riescono a riconoscere i volti con precisione sorprendente, mentre altri dimenticano facilmente? Una nuova ricerca scientifica condotta in Australia offre una risposta affascinante e inaspettata.

Il riconoscimento dei volti è legato a un’abilità innata
Un team di ricercatori dell’Università del Nuovo Galles del Sud (UNSW) ha identificato un meccanismo biologico alla base della memoria eccezionale per i volti. Contrariamente a quanto si pensava, non è il frutto di un esercizio mentale costante, ma di una caratteristica percettiva naturale e inconscia.
Gli scienziati hanno condotto uno studio su 105 partecipanti, suddivisi in due gruppi: 37 con memoria facciale straordinaria e 68 con capacità nella norma. Usando la tecnologia eye tracking, hanno analizzato come i soggetti osservavano volti sconosciuti.
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I risultati sono chiari: chi possiede una memoria eccellente per i volti tende a concentrarsi sugli elementi più distintivi, come la forma del naso, la distanza tra gli occhi o la linea della mascella. Questi dettagli vengono elaborati inconsciamente già nelle fasi iniziali della percezione visiva, a livello retinico.

Il cervello elabora i volti come un mosaico di dettagli
L’aspetto più sorprendente emerso dalla ricerca riguarda il modo in cui il cervello di queste persone organizza e interpreta le immagini facciali. Mentre la maggior parte delle persone percepisce un volto come un’unica immagine, chi ha supermemoria visiva lo scompone mentalmente in più parti.
Ogni dettaglio viene memorizzato singolarmente, per poi essere ricostruito in un insieme coerente. Questo approccio percettivo consente una riconoscibilità molto più precisa, anche a distanza di tempo.
Secondo James Dunn, autore principale dello studio, questa abilità è automatica e biologicamente determinata. Non si impara, ma si possiede dalla nascita. Questo la rende ancora più affascinante e difficile da replicare artificialmente.
Conclusione
La capacità di riconoscere rapidamente un volto familiare è legata a meccanismi cerebrali profondi e inconsci. Non si tratta di memoria in senso classico, ma di una modalità unica di percezione visiva.
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