Rinoceronte bianco evitare estinzione con la fecondazione artificiale

VEB

Le specie sono le unità biologiche fondamentali nella classificazione di piante e animali. Indicano gruppi di individui con aspetto, anatomia, fisiologia e struttura genetica molto simili.

Purtroppo, a causa della distruzione degli habitat, del commercio illegale, del bracconaggio, dell’inquinamento e dei cambiamenti climatici, centinaia di specie animali si sono già estinte o sono in via di estinzione.

Migliaia di animali anche in questo momento rischiano seriamente l’estinzione: è la costante denuncia dell’IUCN (International Union for Conservation of Nature), che ogni anno diffonde la Lista Rossa degli animali a rischio estinzione.

In Madagascar, ad esempio, proprio uno degli animali simbolo dell’isola, i lemuri del Madagascar, sono a forte rischio di estinzione, avendo vista la loro popolazione diminuita dell’80%. Tra le specie di lemuri più a rischio estinzione c’è il Prolemure dal naso grosso, una volta diffuso in tutto il Madagascar, ora ridotto a pochissimi esemplari, sia a causa della deforestazione, che della caccia illegale.

Sterminati durante il periodo coloniale, a causa dell’elevato valore del loro corno, i rinoceronti di Giava sono una delle cinque specie di rinoceronti più a rischio di estinzione. Le centinaia di rinoceronti che un tempo vivevano tra la Cina e il Vietnam si stanno ormai riducendo drasticamente.

Non si salvano neanche le tigri, uccise con trappole o fucili per i loro artigli, la loro carne e la loro pelliccia. Le ossa del magnifico felino possono avere un valore di 3000 dollari al chilo sul mercato nero asiatico. Il triste risultato è che, ad oggi, le tigri in Asia sono appena 3890. Quasi estinto il pangolino, la cui presenza è del tutto scomparsa in Cina, ma resiste nel continente africano e asiatico dove, in dieci anni, ne sono stati uccisi un milione di esemplari. La carne, le scaglie e la pelle sono la ragione per cui il pangolino è tanto bramato dai bracconi

Ed anche nel nostro paese non siamo messi certo meglio: in Italia oltre un quinto del totale delle specie presenti è a rischio estinzione.

Su un campione, utilizzato dall’Iucn (l’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura), di 2.807 specie italiane di spugne, coralli, squali, razze, coleotteri, farfalle, pesci d’acqua dolce, anfibi, rettili, uccelli e mammiferi, ben 596 potrebbero scomparire.

Secondo il rapporto dell’associazione “Biodiversità a rischio 2018”, sono i rifiuti marini, soprattutto la plastica, a rappresentare una delle principali minacce per circa 180 specie marine mediterranee. Tra le specie più minacciate dai rifiuti galleggianti e dall’inquinamento da plastica in mare, ci sono la tartaruga Caretta caretta, la balenottera comune e gli uccelli marini come la Berta maggiore.

Qualche mese fa era arrivata anche la notizia che l’ultimo maschio del rinoceronte bianco era morto: restavano in vita solo due femmine, incapaci di riprodursi.

Per fortuna pare che grazie al lavoro di una coppia di veterinari italiani, Cesare Galli e sua moglie Giovanna Lazzari, forse sarà possibile salvare la specie usando la fecondazione artificiale.

La nuova generazione dei rinoceronti bianchi rappresenta ancora un sogno, ma un team internazionale di scienziati, di cui fa parte la coppia di italiani, sta lavorando perché veda la luce.

Il primo traguardo è stato raggiunto, annunciano i ricercatori a tutto il mondo, sulla rivista Nature Communications: sono stati creati infatti con successo in provetta i primi embrioni ibridi, da ovociti di rinoceronte bianco del Sud e spermatozoi di rinoceronte bianco del Nord che arrivano dai campioni crioconservati, prelevati da maschi poi deceduti.

«Entro un anno contiamo di avere la prima gravidanza», spiega all’AdnKronos Salute Galli, fondatore di Avantea, laboratorio di tecnologie avanzate per la riproduzione animale e la ricerca biotecnologica con sede a Cremona. La gestazione dei rinoceronti dura 16 mesi e si guarda con ansia al momento in cui verrà al mondo il primo cucciolo «ibrido».

“Tecnicamente, sono pronti per essere impiantati. Ma le difficoltà sono grandi. La riproduzione assistita in un animale come il rinoceronte è un campo di cui conosciamo molto poco” spiega Galli, “padre” tra l’altro del primo toro e della prima cavalla mai clonati al mondo: Galileo e Prometea.

La stazza di questi animali è sicuramente uno degli ostacoli. Poi ci sono i campioni di sperma conservati che appartengono a quattro maschi in tutto ma sono di cattiva qualità. Un altro problema è che non ci sono informazioni sui tempi di maturazione dei gameti o sulle sostanze nutritive necessarie per far sviluppare gli embrioni.

I risultati dimostrano comunque che la riproduzione artificiale “è un’opzione scientificamente valida, una strada percorribile non solo per gli animali di allevamento, ma anche per specie selvatiche a rischio estinzione”, ha spiegato Galli. “Ora attendiamo il via libera dalle autorità del Kenya per raccogliere ovociti dalle ultime due femmine di rinoceronte bianco settentrionale e produrre embrioni puri. Sembra una missione impossibile, ma tecnicamente potremmo avere i primi cuccioli nell’arco di cinque anni”.

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