Siamo davvero sull’orlo della terza guerra mondiale?

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Il pericolo imminente di un conflitto globale, innescato dagli attacchi missilistici su Israele, è enfatizzato dalle acute osservazioni del professor Anthony Glees.

Siamo davvero su orlo della terza guerra mondiale
Foto@Pixabay

Egli evidenzia una situazione mondiale tesa e fragile, dove la stabilità globale pende precariamente. Gli attuali attacchi verso Israele rischiano di essere il catalizzatore di una crisi che potrebbe trascendere i confini regionali, provocando possibili ripercussioni in Europa e coinvolgendo superpotenze mondiali come Stati Uniti, Russia, Cina e Corea del Nord in un conflitto di vaste proporzioni.

Glees sottolinea una somiglianza inquietante con gli eventi che hanno portato alla Prima Guerra Mondiale, menzionando che un singolo episodio di rappresaglia potrebbe innescare una spirale di eventi bellici inarrestabile, sfociando potenzialmente in una conflagrazione simile a una Terza Guerra Mondiale.

Il professore evidenzia la sua preoccupazione che l’Europa, in particolare, dovrebbe attualizzare i propri sforzi per mitigare la crisi attuale tra Israele e Gaza. L’intervento degli Stati Uniti è stato chiaramente dimostrato attraverso il dispiegamento della portaerei USS Gerald R. Ford nelle acque prossime a Israele, un chiaro segnale che i timori di un’escalation sono palpabili e seri.

Contemporaneamente, le dichiarazioni del presidente israeliano Benjamin Netanyahu accentuano la tensione, avvertendo delle ripercussioni durature delle azioni attuali del paese e impiegando un linguaggio drammatico e incendiario, riferendosi al nemico come “animali umani“. La sua retorica potrebbe essere interpretata come un’indicazione di una minaccia verso i palestinesi, un aspetto che ulteriormente turba Glees, che si domanda se stiamo per vedere una ripetizione di storie tragiche del passato.

Glees sottolinea che è imperativo ricordare come, in passato, un singolo atto di rappresaglia abbia scatenato una catena di eventi che hanno condotto a un conflitto mondiale. Cita le chiare motivazioni di Hamas, non come ‘militanti’ come alcuni media sostengono, ma come terroristi con l’obiettivo esplicito di distruggere Israele. Questi non sono attacchi mirati alle forze militari o governative, ma piuttosto assalti diretti a cittadini ordinari, una strategia mirata a estirpare Israele dalla mappa del Medio Oriente. E questo contesto incendiario, avverte, è terribilmente propenso a degenerare in un conflitto su una scala molto più ampia se non gestito con estrema cautela e saggezza diplomatica.

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