Tumore al polmone, il futuro è nell’immunoterapia

VEB

Purtroppo la neoplasia del polmone è tra le tipologie di tumori più diffuse: complice un’aria sempre meno respirabile e un continuo sottovalutare le conseguenze che il fumo ha sui nostri polmoni, migliaia di persone ne vengono colpite ogni anno, e purtroppo una percentuale fin troppo alta non riesce a vincere la sua battaglia con la vita.

Da oggi in avanti si prospetta un cambiamento significativo nella cura dei tumori al polmone avanzati, non operabili: i malati italiani con questo tipo di patologia potranno accedere (si prevede nel giro di qualche mese) a una nuova immunoterapia oncologica, a base di pembrolizumab.

Dopo più di 40 anni, quindi, in Italia il trattamento di prima linea per chi riceve una diagnosi di tumore al polmone in stadio avanzato non sarà più la chemioterapia, ma si potrà contare su un approccio personalizzato e sull’immunoterapia.

Lo studio KEYNOTE-024, che ha condotto all’approvazione di pembrolizumab in prima linea ha coinvolto più di 300 pazienti e ha permesso di osservare il 40% di riduzione del rischio di morte e il 50% di riduzione del rischio di progressione della malattia nei pazienti trattati con il nuovo farmaco.

In termini di allungamento della sopravvivenza complessiva, a 1 anno è vivo il 70% dei pazienti in trattamento rispetto a circa il 50% dei pazienti curati con chemioterapia.

Secondo le indicazioni fornite dall’Aifa questa nuova cura per il tumore al polmone richiedo che si tratti primariamente di ‘carcinoma polmonare metastatico non a piccole cellule in cui i tumori esprimano alti livelli del recettore PD-L1′. Questa tipologia di cancro al polmone ha la peculiarità di inattivare i linfociti T specifici, bloccando quindi la risposta immunitaria contro il tumore. La nuova cura per il tumore al polmone è in grado di inibire i recettori PD-L1, lasciando così libero il sistema immunitario di reagire al cancro.

“Il melanoma ha rappresentato il modello per l’applicazione di questo approccio innovativo che ora si sta estendendo con successo a diversi tipi di tumore come quello del polmone, particolarmente difficile da trattare”, spiega Carmine Pinto, presidente nazionale dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom): “È un’arma che si affianca a quelle tradizionali rappresentate da chirurgia, chemioterapia, radioterapia e terapie biologiche. Un passo in avanti verso la sconfitta o la cronicizzazione della malattia. La decisione dell’Aifa conferma l’impegno dell’agenzia regolatoria italiana a supportare l’innovazione in un’area con significativi bisogni clinici insoddisfatti”.

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