Vaccini, Matteo Salvini vanifica il lavoro di un anno

VEB

Ormai è quasi un anno dall’entrata in vigore dell’obbligo vaccinale, che tanto ha fatto discutere: la questione si è protratta per tutta la durata dell’anno scolastico, con centinaia di bambini che hanno rischiato concretamente di non essere ammessi in classe perché i genitori si sono rifiutati di somministrargli le dieci dosi di vaccino che la legge ha imposto.

Un’imposizione comunque giustificata da una necessità sanitaria: nonostante non siano ancora presenti dati certi, pare che l’obbligo abbia raggiunto il suo obiettivo di raggiungere l’immunità di gregge, cioè la copertura del 95%  della popolazione, che l’Oms ritiene indispensabile per cercare di debellare definitivamente i virus bersaglio dei vaccini.

Eppure, in queste ore, le discutibili dichiarazioni del ministro dell’Interno, Matteo Salvini, rischiano di vanificare il lavoro di un anno.

Nello specifico, sulla questione dei vaccini «garantisco l’impegno preso in campagna elettorale nel permettere che tutti i bimbi entrino in classe, vadano a scuola», perché «la priorità è che i bimbi non vengano espulsi dalle classi» anche se non vaccinati. Lo ha affermato  Salvini, intervenendo telefonicamente a RadioStudio54.

Salvini ha poi puntualizzato, quando gli è stato chiesta di una rimozione dell’obbligo, che al governo «siamo in due, c’è un’alleanza Lega-M5s, bisogna ragionare anche con gli alleati, al ministro Grillo ho iniziato a parlare di questi temi», e dunque «continueremo, perché ritengo che 10 vaccini obbligatori siano inutili e in parecchi casi pericolosi se non dannosi», ha concluso il ministro, inviando un ringraziamento «per il loro coraggio» ai ricercatori Antonietta Gatti e Stefano Montanari.

Naturalmente dichiarazioni del genere non potevano che scatenare dure reazioni, soprattutto per quanto riguarda il giudizio di inutilità che Salvini ha fatto senza rifletterci troppo, su una questione per di più di cui certamente non è esperto, mancandogli la necessaria competenza medica.

Tra i primi a parlare è il virologo Roberto Burioni, con un tweet durissimo contro il titolare del Viminale, autore a suo dire di una «bugia pericolosissima»: «Se la dice chi ha la responsabilità della sicurezza del mio Paese è cosa molto preoccupante». Critico anche l’immunologo Fernando Aiuti, che ricorda come Salvini «si addentra su un tema pericoloso di cui non ha nessuna esperienza e competenza».

Ricordiamo che non è la prima volta che Salvini si occupa dell’argomento e cita esponenti di spicco del movimento no Vax. In passato, ad esempio, il segretario della Lega aveva consigliato la lettura del libro di Paolo Bellavite, uno dei guru del movimento free-vax secondo cui «è certo che l’esposizione ad adiuvanti contenuti nei vaccini (soprattutto alluminio) correli con l’aumento di casi di autismo», anche se «ciò non stabilisce una relazione causale».

Per fortuna a placare gli animi più facinorose nelle ore successive è arrivata la titolare del ministero della Salute, Giulia Grillo, che ha rivendicato le proprie prerogative e competenze sull’argomento, pur concedendo a Salvini la dignità «politica» della presa di posizione.

«Prenderemo le decisioni opportune in accordo con gli alleati – ha spiegato – ma chiaramente è un tema che deve essere discusso anzitutto dal ministero della Salute».

Quanto all’intervento del vicepremier, la Grillo plaude con «piacere» all’interesse «per un tema così importante» del ministro dell’Interno. Ma conclude sgomberando il campo dagli equivoci: «Le valutazioni di tipo scientifico non competono alla politica. La politica non fa scienza, la scienza la fanno gli scienziati. La politica decide quale strumento vuole utilizzare, se vuole utilizzare l’obbligatorietà e in quale misura».

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