Una nuova interpretazione sull’identità dell’Anticristo, avanzata da Kim Haines-Eitzen, docente di cristianesimo primitivo e giudaismo alla Cornell University, mette in discussione le consuete rappresentazioni demoniache.

Nel Libro dell’Apocalisse, il male è raffigurato attraverso un drago rosso gigantesco con sette teste e dieci corna, protagonista di una battaglia cosmica. Questo essere tenta di oscurare i corpi celesti e affronta l’arcangelo Michele e i suoi angeli in un conflitto epocale. Nonostante la sua forza, il drago viene sconfitto e imprigionato in un abisso per un lungo periodo.
Haines-Eitzen propone però una lettura diversa: il celebre numero 666, legato alla Bestia nell’Apocalisse di Giovanni, rappresenterebbe l’imperatore romano Nerone, che governò tra il 54 e il 68 d.C. Attraverso l’analisi del valore numerico ebraico del nome di Nerone, la studiosa dimostra un collegamento diretto con il 666, offrendo così una chiave storica per interpretare questa figura biblica.
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Tuttavia, alcune versioni del testo sacro riportano una variante del numero della Bestia, indicando 616. Anche questo numero è riconducibile a Nerone, utilizzando però una traslitterazione latina.
Questa prospettiva storica collega le immagini demoniache a figure politiche e avvenimenti dell’epoca, trovando conferme in altre sezioni dell’Apocalisse. Per esempio, il riferimento a Satana come “colui che abita a Pergamo“, capitale della provincia romana d’Asia, potrebbe alludere al culto imperiale, identificabile con un altare di Zeus o un tempio dedicato all’imperatore Augusto.
L’interpretazione proposta da Haines-Eitzen offre quindi una lettura alternativa delle narrazioni apocalittiche, radicando le visioni bibliche in un contesto storico e politico concreto.
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