Donald Trump torna a far parlare di sé con un annuncio destinato a generare forti reazioni: l’ex presidente e attuale candidato repubblicano ha dichiarato, tramite un post su Truth Social, di voler riaprire e ampliare la storica prigione di Alcatraz, situata nella baia di San Francisco. La notizia, riportata anche da fonti autorevoli come la BBC, ha subito suscitato un acceso dibattito tra analisti, politici ed esperti di diritto penale.

Una nuova Alcatraz per i “criminali più spietati”
Nel suo messaggio, Trump ha affermato di aver dato istruzioni al Federal Bureau of Prisons, al Dipartimento di Giustizia, all’FBI e al Dipartimento della Sicurezza Interna per avviare un progetto di ricostruzione e ampliamento dell’ex penitenziario. L’obiettivo dichiarato è quello di farne una struttura altamente sicura dove rinchiudere “i criminali più violenti d’America”, restituendo ad Alcatraz il ruolo di simbolo di legge, ordine e giustizia.
L’isola, chiusa nel 1963 per via degli alti costi di gestione, è attualmente una celebre attrazione turistica visitata ogni anno da oltre un milione di persone. Secondo dati storici del National Park Service, il mantenimento della prigione costava all’epoca circa tre volte di più rispetto a qualsiasi altro penitenziario federale, a causa della sua posizione isolata e delle difficoltà logistiche.
Le critiche: un progetto costoso e poco realistico
Non sono mancate le voci critiche. Il professor Gabriel Jack Chin della University of California, Davis, esperto di diritto penale, ha sottolineato che rimettere in funzione Alcatraz implicherebbe spese ingenti, in un momento in cui il sistema carcerario federale è già sottoutilizzato. Secondo i dati ufficiali del Federal Bureau of Prisons, le carceri statunitensi federali stanno operando al di sotto della loro capacità, con una riduzione del 25% della popolazione detenuta rispetto agli anni precedenti.
Anche diversi esponenti del Partito Democratico hanno espresso il loro dissenso. Nancy Pelosi, ex speaker della Camera e rappresentante del distretto che comprende Alcatraz, ha liquidato l’annuncio come “una trovata non seria”. Il senatore Scott Wiener, anch’egli democratico e di San Francisco, ha definito l’idea “profondamente inquietante”, evidenziando i rischi di un uso simbolico e politico della giustizia penale.
Una mossa politica?
Secondo molti analisti, la proposta di Trump rientra in una strategia di comunicazione rivolta all’elettorato più conservatore, sensibile ai temi della sicurezza e dell’ordine pubblico. Alcatraz, con il suo carico storico e simbolico, rappresenterebbe un’immagine potente per ribadire un ritorno alla “tolleranza zero” nei confronti del crimine.
Tuttavia, secondo fonti come il Brennan Center for Justice, i dati mostrano che il tasso di criminalità violenta negli Stati Uniti è in calo da diversi anni, rendendo controversa l’idea di investire in nuove (e costose) strutture carcerarie invece che in misure preventive e sociali.
Conclusione: La proposta di Trump di riaprire Alcatraz riaccende il dibattito sulla giustizia penale americana. Tra nostalgia, propaganda e realtà economiche, il progetto rischia di restare un’operazione più simbolica che concreta. Resta da vedere se si tradurrà in azioni reali o se, come molti ipotizzano, sarà solo uno slogan elettorale.