Alcol, ragazzina in coma etilico a soli 13 anni

VEB

È possibile, a solo tredici anni, abusare talmente di alcol da ridursi addirittura in coma, con tutte le gravi conseguenze che uno shock del genere può provocare al fisico e alla normale crescita?

Se a molti parrà assurdo, è quello che è capitato ad una ragazzina di Ancona, e a sentire medici e sanitari, non è neppure un caso isolato: gli adolescenti sono sempre più consumatori abituali di alcol, senza spesso porsi alcun limite.

La tredicenne, durante una serata tra amici, ha bevuto così tanto da stramazzare al suolo poco dopo. A tal punto che i suoi amici chiamano immediatamente il 118. All’arrivo della Croce Gialla di Ancona i volontari trovano la ragazzina priva di sensi su un divano: la rilevazione del tasso alcolemico era impressionante: 2,62. Se si pensa che il limite di sicurezza in auto deve essere inferiore a 0,5 il calcolo è presto fatto.

“Quando la ragazzina è arrivata qui le sue condizioni erano gravi e serie, non aveva coscienza e aveva le classiche manifestazioni da coma etilico”, spiega il primario dell’Ospedale Salesi, confermando ai microfoni della trasmissione di Rai 1 “La vita in diretta” che l’abuso di alcol tra giovani ad Ancona non è un caso isolato.

A confermarlo anche il rapporto dell’Istat sul consumo di alcol presentato in occasione dell’Alcohol Prevention Day: secondo i dati, diminuisce il numero di persone che bevono quotidianamente alcol, tuttavia a preoccupare è l’incremento dei consumatori occasionali e della pratica del cosiddetto ‘binge drinking’.

”E’ un vero percorso ad ostacoli quello che si trovano ad affrontare gli adolescenti di oggi, e così anche i loro genitori. I ragazzi di oggi non solo vivono una maggiore libertà ma sono sempre più precoci nelle loro esperienze; per questo raccomandiamo ai genitori un’attenzione sempre vigile, senza essere invadenti ma consapevoli dei rischi per la salute dovuti non solo all’uso di alcol, droghe e fumo ma anche ad energy drink e sigarette elettroniche”, raccomanda Susanna Esposito, docente di pediatria all’Università di Perugia e presidente dell’Associazione mondiale per le malattie infettive e i disordini immunologici.

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