L’aspartame è considerato da decenni il dolcificante “ideale” per ridurre calorie e zuccheri. Tuttavia, nuove evidenze scientifiche suggeriscono che il risparmio calorico potrebbe avere effetti collaterali sul metabolismo cerebrale e cardiovascolare, soprattutto nel lungo periodo.

Aspartame e cervello: segnali di stress metabolico
Un recente studio condotto da ricercatori spagnoli ha analizzato gli effetti dell’aspartame su modelli animali per un intero anno, utilizzando dosi basse e realistiche, inferiori ai limiti giornalieri considerati sicuri per l’uomo.
Nelle prime fasi, il cervello ha mostrato un aumento del consumo di glucosio, come se stesse compensando uno stimolo esterno. Con il passare dei mesi, però, la situazione si è ribaltata:
dopo circa dieci mesi, il cervello consumava fino al 50% in meno di glucosio, un segnale compatibile con stress metabolico e difficoltà energetiche, non con un adattamento fisiologico.
Parallelamente, sono aumentati i livelli di lattato, un indicatore di inefficienza nel sistema energetico neuronale. Questo squilibrio può tradursi in riduzione delle capacità cognitive, difficoltà di concentrazione e peggioramento della memoria.
Effetti su memoria, cuore e composizione corporea
I test comportamentali hanno evidenziato che i soggetti esposti all’aspartame mostravano prestazioni inferiori nei compiti di memoria spaziale, fino all’incapacità di completarli nei casi più avanzati.
Anche il cuore ha mostrato segnali preoccupanti:
- riduzione dell’efficienza di pompaggio,
- leggero ingrossamento del muscolo cardiaco,
- diminuzione della quantità di sangue e ossigeno distribuiti all’organismo.
Un flusso sanguigno cronicamente ridotto può aumentare lo stress su più organi, incluso il cervello.
Sul fronte del peso corporeo, è vero che l’aspartame ha portato a una riduzione complessiva del grasso, ma con un effetto collaterale rilevante:
più grasso viscerale e perdita di massa muscolare, una combinazione tipica di salute metabolica compromessa, non di benessere reale.
Dose o durata? Il vero nodo della sicurezza
Lo studio, pur basandosi su modelli animali, solleva una questione cruciale: non è solo la quantità di aspartame a contare, ma la durata dell’esposizione. Anche dosi considerate sicure potrebbero avere effetti cumulativi nel tempo.
Il controllo del peso ottenuto attraverso dolcificanti artificiali potrebbe quindi nascondere costi biologici non immediatamente visibili, che emergono solo dopo mesi o anni di utilizzo costante.

Conclusione
L’aspartame resta uno strumento efficace per ridurre l’apporto calorico, ma le nuove evidenze invitano a una valutazione più prudente del suo uso quotidiano e prolungato. Il dimagrimento rapido non sempre coincide con una migliore salute metabolica.
Per approfondire, consulta fonti autorevoli come:
- NIH – National Institutes of Health
https://www.nih.gov - Harvard T.H. Chan School of Public Health
https://www.hsph.harvard.edu
Curiosa per natura e appassionata di tutto ciò che è nuovo, Angela Gemito naviga tra le ultime notizie, le tendenze tecnologiche e le curiosità più affascinanti per offrirtele su questo sito. Preparati a scoprire il mondo con occhi nuovi, un articolo alla volta!




