La ricerca di intelligenza extraterrestre cambia strategia: invece di ascoltare segnali da galassie lontane, un team di scienziati sta cercando possibili artefatti tecnologici proprio qui, nel nostro vicinato cosmico. L’idea è tanto semplice quanto geniale: usare il cono d’ombra del nostro pianeta come un gigantesco filtro.

L’ombra che nasconde e rivela
Ogni notte, la Terra proietta nello spazio un’immensa ombra. Quest’area buia è la chiave di una nuova metodologia di ricerca proposta da un team guidato dalla professoressa Beatriz Villarroel dell’Università di Stoccolma. Perché è così importante? Perché al suo interno, la luce solare diretta è bloccata. Questo “spegne” il riflesso della stragrande maggioranza dei nostri satelliti e dei milioni di detriti spaziali che affollano le orbite, un rumore di fondo che rende quasi impossibile distinguere un oggetto anomalo.
L’ipotesi, pubblicata sulla rivista Monthly Notices of the Royal Astronomical Society, è che un oggetto che emette luce propria o un lampo anomalo all’interno di questa zona d’ombra non può essere un comune satellite. Potrebbe essere qualcosa di molto più interessante. Come ha spiegato la stessa Villarroel in un recente TEDx Talk, “il momento è arrivato di cercare una nuova via nella ricerca SETI”.
NEOrion: un occhio automatico nel buio
Per mettere in pratica questa teoria, i ricercatori hanno sviluppato un sistema automatizzato battezzato NEOrion. Questo software ha avuto un compito monumentale: analizzare centinaia di migliaia di immagini catturate dal telescopio Zwicky Transient Facility (ZTF) in California, uno strumento potentissimo che scruta il cielo a caccia di fenomeni transienti.
I risultati non si sono fatti attendere. Tra le migliaia di candidati individuati, la maggior parte si è rivelata essere meteore o altri fenomeni noti. Tuttavia, è emerso un oggetto che non corrispondeva a nulla di conosciuto: si muoveva molto più velocemente degli asteroidi standard e non era presente in alcun catalogo ufficiale. La sua natura, al momento, resta un mistero. Sebbene non ci siano prove definitive, questa anomalia dimostra la validità del metodo e apre la porta a nuove, eccitanti possibilità.
L’avventura è appena iniziata. Sulla scia di questi risultati, il team sta lavorando allo sviluppo del progetto ExoProbe, una rete di telescopi dedicata esclusivamente a questo tipo di ricerca. L’obiettivo è osservare simultaneamente gli oggetti sospetti da più punti, per calcolarne la distanza e la traiettoria con una precisione mai vista prima e, forse, svelare la presenza di un visitatore silenzioso nel nostro Sistema Solare.
Per approfondire, si consiglia di esplorare le pubblicazioni del SETI Institute e i lavori del progetto VASCO (Vanishing & Appearing Sources during a Century of Observations), anch’esso guidato da Beatriz Villarroel.
Curiosa per natura e appassionata di tutto ciò che è nuovo, Angela Gemito naviga tra le ultime notizie, le tendenze tecnologiche e le curiosità più affascinanti per offrirtele su questo sito. Preparati a scoprire il mondo con occhi nuovi, un articolo alla volta!