Caffè? Si grazie, ma dipende da come lo fai

VEB

È sempre l’ora perfetta per una tazza di caffè: che sia la prima della giornata per iniziare col piede giusto o l’ultima in piena notte per combattere la stanchezza, a una buona tazza di caffè espresso non si può mai dire no.

In tutto il mondo si sono diffuse catene apposite, esistono centinaia di macchine per caffè per tutti i gusti e per tutte le tasche, con cialde contenenti le miscele più disparate ma, soprattutto per i cultori, non c’è nulla che possa eguagliare un espresso fatto con la classica caffettiera.

La più famosa, la moka, è una caffettiera ideata da Alfonso Bialetti nel 1933 e prodotta successivamente in più di 105 milioni di esemplari.

Sembra facile ed elementari riempire la moka e fare un buon caffè, ed invece è una delle arti più difficili: solo pochi riescono a fare un caffè a regola d’arte.

Quali sono i segreti?

C’è qualcuno, soprattutto quelli che sono passati almeno una volta per Napoli, che pensa che il segreto sia nell’acqua e nell’aria: solo l’acqua e l’aria di Napoli riescono a dar vita alla “tazzulella” di caffè perfetto.

Se mancano questi “ingredienti” si può comunque far attenzione alla quantità d’acqua: mai metterne troppa, per non rischiare di bere un caffè troppo diluito, ma attenersi alla quantità indicata da un apposito segnetto generalmente presente su ogni caffettiera.

Poi è la volta della dose di caffè: pressare un po’ evita di bere un caffè troppo diluito, ma anche pressare troppo è controproducente, affaticando la moka che addirittura rischia di non far bene il proprio lavoro.

Anche il fuoco fa la sua parte: come in tutte le cose, la fretta non è mai buona consigliera, quindi la fiamma deve essere bassa, per dare il tempo alla moda di far risalire, attraverso il serbatoio, gradualmente la miscela.

Un ultimo segreto? Il lavaggio della caffetteria: pulizia accurata, certo, ma mai usare il detersivo che va inevitabilmente, negli usi successivi, ad alterare l’aroma del caffè.

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