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Come fanno gli uccelli a prevedere la pioggia?

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Ti è mai capitato di osservare un improvviso cambiamento nel comportamento degli uccelli, come se percepissero l’arrivo di un temporale imminente? Alcune specie sembrano dotate di una capacità sorprendente di anticipare eventi meteorologici estremi, ben prima che si manifestino segnali percepibili per l’uomo. Ma come riescono a farlo?

Come fanno gli uccelli a prevedere la pioggia

Gli uccelli e la straordinaria capacità di prevedere il meteo

Numerose ricerche scientifiche suggeriscono che il comportamento previsionale degli uccelli non sia frutto del caso. Anzi, esistono meccanismi biologici ancora in parte sconosciuti che consentono loro di captare cambiamenti atmosferici invisibili all’occhio umano.

Un episodio particolarmente emblematico si è verificato nel 2014 in Tennessee, negli Stati Uniti. Qui, i ricercatori hanno osservato le parule algialle abbandonare i loro nidi in massa, uno o due giorni prima dell’arrivo di una violenta tempesta. Ciò che ha stupito gli scienziati è che gli uccelli si siano messi in volo quando la perturbazione era ancora lontana centinaia di chilometri, senza che strumenti umani rilevassero variazioni significative nella pressione atmosferica o nei venti.

Questi piccoli migratori hanno percorso oltre 1.500 chilometri, rifugiandosi in aree più sicure come la Florida e Cuba, per poi fare ritorno solo a tempesta conclusa.

Il ruolo degli infrasuoni

Una delle teorie più accreditate per spiegare questo fenomeno riguarda l’uso degli infrasuoni: onde sonore a bassissima frequenza (inferiore a 20 Hz) impercettibili per l’uomo. Tempeste, eruzioni vulcaniche e grandi movimenti oceanici generano queste vibrazioni, che alcuni animali – come gli albatros – sanno rilevare per orientarsi durante i lunghi viaggi. È plausibile che anche altre specie di uccelli sfruttino gli infrasuoni come sistema di allerta precoce contro eventi meteorologici pericolosi.

Gli uccelli che prevedono le stagioni degli uragani

La capacità predittiva degli uccelli si estende oltre le singole tempeste. Nel 2019, uno studio ha evidenziato che la ghiandaia beccogiallo nordamericana è in grado di anticipare l’intensità della stagione degli uragani nell’Atlantico meglio dei modelli elaborati dai supercomputer.

Da oltre vent’anni, i ricercatori hanno osservato che, in annate di uragani più violenti, questi uccelli terminano la fase riproduttiva prima del solito e iniziano precocemente la migrazione. Nel 2018, le ghiandaie avevano previsto un’intensa stagione degli uragani, contraddicendo le stime ufficiali – previsione poi confermata dai fatti.

Gli studiosi ipotizzano che questi uccelli riescano a captare segnali climatici legati a fenomeni come El Niño, che influenzano la formazione di cicloni tropicali, permettendo loro di modificare i percorsi migratori ed evitare aree ad alto rischio come il Golfo del Messico e i Caraibi.

Sfide future: il cambiamento climatico

Nonostante queste straordinarie capacità naturali, l’aumento della frequenza e dell’intensità degli eventi estremi dovuto al cambiamento climatico rappresenta una nuova sfida. Gli scienziati si interrogano se gli adattamenti evolutivi degli uccelli riusciranno a tenere il passo con l’accelerazione dei fenomeni atmosferici.

Nel frattempo, lo studio delle strategie di sopravvivenza animale offre spunti affascinanti, rivelando come, in certi casi, la natura abbia sviluppato sistemi di allarme più sofisticati della moderna tecnologia.

Conclusione

Che si tratti di captare infrasuoni, leggere variazioni impercettibili nella pressione atmosferica o sfruttare altri sensi ancora ignoti, gli uccelli ci ricordano quanto la natura sia ricca di misteri e risorse evolutive straordinarie. La loro capacità di prevedere il meteo, affinata in milioni di anni, rimane un esempio impressionante di come il mondo naturale riesca a sfidare e, talvolta, superare la scienza umana.

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