Complesso di Cassandra, perchè la medicina non crede all’intelligenza artificiale

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Il Dr. F. Perry Wilson, un eminente membro della Yale Medical School, ha affrontato un tema cruciale nel mondo medico: come l’intelligenza artificiale può influenzare le decisioni terapeutiche e diagnostiche. Wilson ha posto l’accento su una curiosa incongruenza: malgrado le promettenti capacità predittive degli algoritmi di intelligenza artificiale, il settore medico sembra patire di quello che lui definisce il “complesso di Cassandra.

Complesso di Cassandra la medicina non crede a intelligenza artificiale
Foto@Pixabay

Per capire meglio questo concetto, dobbiamo fare un passo indietro e rivisitare la mitologia greca. Cassandra, figlia del re di Troia, Priamo, aveva il potere di prevedere il futuro grazie ad un dono di Apollo. Ma quando respinse le avances del dio, fu punita con una maledizione: anche se le sue previsioni erano corrette, nessuno avrebbe mai creduto a ciò che diceva. Così, nonostante avesse predetto la rovina di Troia, le sue parole non furono ascoltate, con conseguenze catastrofiche.

Questa antica leggenda rispecchia in modo sorprendente la situazione dell’intelligenza artificiale nella medicina. Gli algoritmi hanno accesso a enormi quantità di dati dalle cartelle cliniche elettroniche, su cui si basano per fare previsioni. Ma, anche se queste sono esatte, se i medici non hanno fiducia in esse o decidono di non agire seguendo tali consigli, allora diventano semplicemente inutili.

Il Dr. Wilson sottolinea che non si tratta solo di avere previsioni precise, ma anche di capire come queste possono influenzare positivamente l’outcome dei pazienti. Una previsione, per quanto accurata, è vana se non conduce a un cambio di strategia nella cura del paziente.

È essenziale, quindi, non solo migliorare gli algoritmi ma anche assicurarsi che siano effettivamente utilizzati nella pratica clinica. Come suggerisce Wilson, dovremmo considerare l’intelligenza artificiale come se fosse un nuovo trattamento, sottoponendola a test rigorosi per verificarne l’efficacia.

Un esempio concreto viene da uno studio condotto da Shannon Walker di Vanderbilt. L’indagine ha esplorato l’utilizzo di un modello predittivo per prevenire la tromboembolia venosa in pazienti pediatrici. Sebbene il modello fosse preciso, il personale clinico non ha sempre seguito le indicazioni fornite, sottolineando l’importanza della fiducia nell’IA.

In sintesi, benché l’intelligenza artificiale possa fornire dettagliate previsioni sulla salute, il vero ostacolo è far sì che queste informazioni vengano effettivamente considerate e applicate. Questa rimane una delle principali sfide della medicina contemporanea. Finché non sarà affrontata, le previsioni dell’IA rischiano di essere trascurate, proprio come le parole di Cassandra nell’antichità.

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