La corsa allo spazio tra Stati Uniti e Unione Sovietica è stata una battaglia combattuta non solo a colpi di tecnologia, ma anche di propaganda. In questo clima di segretezza e rivalità, ha preso piede una delle leggende più affascinanti e inquietanti della Guerra Fredda: la storia dei cosmonauti perduti. Secondo questa teoria, Jurij Gagarin non sarebbe stato il primo uomo a volare nello spazio, ma semplicemente il primo a tornare vivo. Prima di lui, altri coraggiosi pionieri avrebbero perso la vita in missioni fallimentari, cancellati dalla storia ufficiale sovietica per non macchiare l’immagine di un programma spaziale infallibile.

La narrazione dei cosmonauti perduti si alimenta di diversi racconti e presunte prove, emerse nel corso degli anni. Il caso più celebre è senza dubbio quello dei fratelli italiani Achille e Giovanni Battista Judica-Cordiglia. Appassionati di radioamatore, i due fratelli allestirono a Torre Bert, vicino a Torino, una stazione di ascolto all’avanguardia per l’epoca. A partire dalla fine degli anni ’50, affermarono di aver intercettato numerose trasmissioni provenienti dallo spazio, alcune delle quali drammatiche.
Le loro registrazioni, che fecero il giro del mondo, conterrebbero suoni agghiaccianti: il battito cardiaco accelerato di un cosmonauta in agonia, le sue ultime parole ansimanti, e persino le strazianti richieste di aiuto di una donna mentre la sua capsula bruciava al rientro nell’atmosfera. Queste intercettazioni rappresentano, per i sostenitori della teoria, la prova inconfutabile che l’URSS abbia sacrificato delle vite umane sull’altare della supremazia spaziale.
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Un altro nome chiave in questa misteriosa vicenda è quello di Vladimir Ilyushin, figlio del celebre progettista aeronautico Sergej Ilyushin. Secondo alcune fonti, tra cui il giornalista britannico Dennis Ogden, Ilyushin avrebbe compiuto un volo orbitale una settimana prima di Gagarin, il 7 aprile 1961. La missione, tuttavia, si sarebbe conclusa con un atterraggio di emergenza in Cina, dove il pilota sarebbe stato trattenuto per un anno. Le autorità sovietiche, per nascondere l’incidente, avrebbero attribuito le sue ferite a un banale incidente stradale.
La Versione Ufficiale e le Smentite
Di fronte a queste accuse, la versione ufficiale di Mosca e, successivamente, di Roscosmos (l’agenzia spaziale russa) è sempre stata di netta smentita. Funzionari ed esperti del settore hanno sistematicamente smontato le prove addotte dai sostenitori della teoria dei cosmonauti perduti.
Per quanto riguarda le registrazioni dei fratelli Judica-Cordiglia, molti analisti, tra cui l’ingegnere e giornalista spaziale James Oberg, hanno sollevato seri dubbi sulla loro autenticità e interpretazione. Le trasmissioni potrebbero essere state fraintese, oppure potrebbero non provenire affatto da veicoli spaziali con equipaggio. È noto, ad esempio, che l’Unione Sovietica utilizzasse manichini, soprannominati “Ivan Ivanovich”, per i voli di prova della capsula Vostok. A bordo di questi manichini venivano trasmessi segnali radio, tra cui registrazioni di voci umane e suoni biologici, per testare i sistemi di comunicazione.
Anche la storia di Vladimir Ilyushin è stata ampiamente contestata. Non esistono prove concrete del suo presunto volo spaziale. Al contrario, documenti e testimonianze confermano che il pilota si ferì gravemente alle gambe in un incidente automobilistico nel giugno del 1960, un anno prima del presunto lancio.
È innegabile che il programma spaziale sovietico abbia avuto i suoi incidenti e le sue vittime, come la tragica morte di Valentin Bondarenko in un incendio durante un addestramento a terra nel marzo 1961, un evento tenuto segreto per decenni. Tuttavia, queste tragedie, per quanto dolorose, non confermano l’esistenza di cosmonauti morti in orbita prima di Gagarin. Come sottolineato dallo storico spaziale Asif Siddiqi nel suo libro “Challenge to Apollo: The Soviet Union and the Space Race, 1945-1974”, l’accesso agli archivi sovietici dopo la caduta del Muro di Berlino non ha portato alla luce alcuna prova a sostegno della teoria dei cosmonauti perduti.
In definitiva, la storia dei cosmonauti perduti rimane un affascinante mistero, un racconto che mescola la realtà della segretezza sovietica con la suggestione di voci provenienti dal cosmo. Sebbene le prove concrete a sostegno di questa teoria siano deboli e ampiamente smentite, essa continua a vivere nell’immaginario collettivo come monito di un’epoca in cui la conquista dello spazio aveva un prezzo altissimo, a volte pagato in silenzio.
FAQ – Cosmonauti Perduti: Storia o Leggenda?
Chi erano i fratelli Judica-Cordiglia e cosa hanno registrato? Achille e Giovanni Battista Judica-Cordiglia erano due radioamatori italiani che negli anni ’60 affermarono di aver intercettato segnali provenienti da missioni spaziali sovietiche segrete. Le loro registrazioni, secondo la loro interpretazione, contenevano i suoni di cosmonauti in difficoltà, tra cui battiti cardiaci accelerati e richieste di aiuto.
Vladimir Ilyushin è stato il primo uomo nello spazio? Secondo una teoria del complotto, il pilota Vladimir Ilyushin avrebbe volato nello spazio prima di Gagarin, ma la sua missione si sarebbe conclusa con un atterraggio d’emergenza. Tuttavia, non esistono prove a sostegno di questa affermazione e la versione ufficiale, supportata da documenti, parla di un grave incidente d’auto.
Esistono prove ufficiali dell’esistenza dei cosmonauti perduti? No, ad oggi non è emersa alcuna prova ufficiale che confermi l’esistenza di cosmonauti morti in missioni spaziali segrete prima di Jurij Gagarin. L’apertura degli archivi sovietici dopo la Guerra Fredda non ha rivelato alcuna informazione a sostegno di questa teoria, che viene considerata una leggenda metropolitana da storici ed esperti.
Perché la teoria dei cosmonauti perduti è così diffusa? La teoria deve la sua popolarità al clima di estrema segretezza che circondava il programma spaziale sovietico. La mancanza di trasparenza da parte dell’URSS ha alimentato speculazioni e sospetti, creando un terreno fertile per la nascita di leggende su missioni fallite e cosmonauti sacrificati in nome della propaganda.
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