La società moderna sta attraversando un importante cambiamento culturale, come hanno evidenziato i sociologi americani Bradley Campbell e Jason Manning. In particolare, si sta diffondendo sempre più la cosiddetta “cultura della vittima“, in cui le persone sono inclini a lamentarsi degli altri, a sentirsi offese e a richiedere un risarcimento per i loro problemi.
Questa tendenza viene spiegata anche dagli psicologi, che sostengono che agire da “vittima” può portare ad avere un maggiore sostegno e attenzione da parte delle istituzioni e della società in generale, aumentando il proprio status sociale e la propria rilevanza.
Esempi di questa tendenza si verificano frequentemente nella vita quotidiana, come quando gli studenti si lamentano di un professore che li avrebbe insultati, le mogli fanno scandalo pubblico durante un divorzio o altro. Tuttavia, non tutti vedono positivamente questa cultura della vittima.
In effetti, molti sono preoccupati per le conseguenze negative che potrebbe comportare, come la riduzione della qualità delle relazioni interpersonali e la violazione dei diritti di giustizia. In una cultura in cui le persone sono apprezzate non per le loro azioni, ma per le loro lamentele, si rischia di alimentare l’egoismo e i conflitti.
Inoltre, questo fenomeno può portare a una diminuzione della qualità del dialogo pubblico, poiché le persone potrebbero avere paura di esprimere la propria opinione per timore di essere accusate di “offendere” qualcuno.
Indipendentemente dalla propria posizione su questo tema, è evidente che la cultura della vittima è un fenomeno complesso e sfaccettato che continua ad evolversi e ad avere un impatto significativo sulle nostre vite. C’è bisogno di una maggiore consapevolezza e di un dibattito pubblico serio per valutare le sue conseguenze e trovare soluzioni per affrontare i suoi aspetti problematici.