Da oltre 30 anni la carne finisce ciclicamente sotto accusa

VEB

Se quello dell’organizzazione mondiale della sanità era un avvertimento, un modo per scongiurare l’abuso di carni lavorate, che è naturale nuoccia alla salute, così come accade con qualsiasi alimento che non viene consumato con moderazione, tra la popolazione è già scoppiata la psicosi, in un allarmismo tutto sommato eccessivo ed ingiustificato.

Dal 1986 a oggi sono state tante le malattie legate al consumo di carne infetta, rossa e bianca, che ne hanno messo a rischio i consumi.  Cominciando dalla Bse (l’encefalopatia spongiforme bovina), meglio noto come “mucca pazza” il cui primo caso si registrò in Gran Bretagna proprio nel 1986 quando il Laboratorio centrale di veterinaria di Weybridge identificò, in un allevamento nella regione dell’Hampshire, una mucca (l’oramai famigerata “mucca 133”) che presentava un allarmante quadro clinico.

L’epidemia si sviluppo dal 1993 e il primo caso di trasmissione all’uomo fu registrato nel 1995. Oltre 200 le vittime in Europa correlate alla malattia. Nel 2001 l’Unione Europea decise il divieto di consumo della bistecca con l’osso: la “fiorentina” tornerà sulle nostre tavole solo nel 2012

E poi ci sono i virus dell’influenza. La Suina, generata da un virus che normalmente non contagia gli esseri umani, ma a partire dal marzo del 2009 un sottotipo di influenza suina ha contagiato degli esseri umani, inizialmente in allevamenti in Messico, estendendosi in breve tempo a più di 80 Paesi. Fra il 1997 e il 2007 contagiate oltre 600 persone con oltre 200 morti. E l’Aviaria, un virus che colpisce principalmente i volatili ma è potenzialmente in grado di diffondersi a livello pandemico tra diverse specie e tra gli umani.

Ed ora l’ultimo allarme:l a sindrome della fettina-assassina ha messo ko la carne rossa sugli scaffali tricolori dove “le vendite – come racconta preoccupato Gian Paolo Angelotti, presidente di Assomacellai  –  sono crollate del 20%” dopo l’allarme Oms sul rischio-cancro.

“Molti clienti sono usciti a far compere con le idee confuse”, ammette Angelotti. I venditori sono corsi ai ripari ribassando i listini delle carni finite nel mirino dell’Organizzazione mondiale della sanità mentre gli acquirenti hanno cambiato in corsa la lista delle spesa, depennando i prodotti a rischio e riempiendo i carrelli di pollo e pesce, più economici e a prova di Oms.

Risultato: “Il numero degli scontrini battuti ieri è uguale a quello dei giorni scorsi  –  ammette Angelotti  –  Il fatturato in controvalore invece è calato di un quinto”.

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