Siamo più che abituati a delegare tutti ai nostri dispositivi e agli algoritmi, ma magari anche troppo? Come facciamo a capire dove sta il limite da non superare? Il 65% delle aziende usa l’IA per le proprie attività, quindi possiamo dire che ormai il digitale fa parte proprio dell’infrastruttura di base. Le banche, la PA, le piattaforme di casino online e i servizi di streaming… Tutti si affidano alla tecnologia! Ma ci sono dei rischi?

I vantaggi: produttività, accesso e comodità
Certo, c’è da dire che la tecnologia ci permette di risparmiare tempo. L’IA ci aiuta a scrivere e a prototipare, per esempio. Si stima che l’IA riuscirà a far crescere la produttività globale di quasi l’1,8% in cinque anni. Questo significa che il PIL mondiale aumenterebbe fino a +2,4%. Poi, tra le altre cose, la tecnologia rende tutto più accessibile: le informazioni, la formazione, la sanità digitale e i pagamenti sono tutti a portata di tap. Oggi, miliardi di persone accedono ai servizi essenziali, ma resta ampio il divario se consideriamo che circa un terzo del pianeta è ancora offline.
Quali sono i rischi: sicurezza, dipendenze e divari
C’è anche l’altra faccia della medaglia che non va trascurata. La tecnologia fa tantissimo, è vero, però non è esente da errori né da incidenti. In pratica, più strumenti usiamo senza delle regole chiare, più ci sono rischi di attacchi hacker. Poi, c’è il problema della dipendenza dalle piattaforme perché siamo talmente abituati a vivere online che non sappiamo più farne a meno.
Non dobbiamo dimenticarci del problema della violazione dei dati! È essenziale usare solo i siti sicuri. Per esempio, se giochi a blackjack online su betfair, ti affidi ai filtri antifrode, ai sistemi di verifica e alle logiche algoritmiche che non vedi. Lo stesso vale per i marketplace, i social e le app della banca. È comodo, ma significa anche fidarsi di stack tecnologici sui quali non abbiamo un controllo diretto.
Come trovare un equilibrio pratico
Non c’è tanto da fantasticare, bisogna stabilire dei criteri e delle regole. Ecco a cosa dovremmo prestare più attenzione:
- Governance prima delle feature: In Europa è appena arrivato l’AI Act, cioè un modo per chiarire meglio i limiti dell’IA. Questo spinge le aziende e i fornitori a definire i ruoli, i controlli e le responsabilità prima di scalare. Anche come utenti, chiedere trasparenza sui dati, sui modelli e sui processi non è più un vezzo: è parte del contratto di fiducia.
- Uso intenzionale, non automatico: Se uno strumento non riduce i tempi o gli errori, stiamo soltanto aggiungendo complessità. Vale per l’IA in ufficio come per le app personali. Una regola pratica? Misura: cosa ti fa risparmiare minuti (o costi), cosa invece ti ruba attenzione.
- Ridondanza intelligente: Per le attività critiche (finanze, lavoro, salute) mantieni sempre un piano B. Esporta dati importanti, usa un password manager e l’autenticazione a più fattori, conserva le copie offline dei documenti essenziali. Non è allarmismo: è buona ingegneria del quotidiano.
- Sostenibilità del ciclo di vita: Prima di cambiare device, chiediti se serve davvero. L’e-waste non è un effetto collaterale inevitabile, ma una variabile gestibile.
Curiosa per natura e appassionata di tutto ciò che è nuovo, Angela Gemito naviga tra le ultime notizie, le tendenze tecnologiche e le curiosità più affascinanti per offrirtele su questo sito. Preparati a scoprire il mondo con occhi nuovi, un articolo alla volta!