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Dormire con la coperta sempre: la risposta della psicologia

Angela Gemito Nov 28, 2025

Adesso certamente no, ma in estate quando il ventilatore gira alla massima potenza, la logica suggerirebbe di dormire scoperti per favorire la dispersione del calore, eppure, moltissime persone sentono l’impulso irrefrenabile di tirarsi addosso almeno un lenzuolo. Non si tratta di un semplice capriccio o di un’abitudine bizzarra, ma di un fenomeno complesso che affonda le radici nella nostra neurobiologia. La scienza del sonno ha indagato a fondo questo comportamento, rivelando che il bisogno di coprirsi durante la notte risponde a precisi meccanismi di sopravvivenza, regolazione emotiva e fisiologia umana.

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Il peso della sicurezza: la stimolazione propriocettiva

Il motivo principale per cui cerchiamo il contatto con i tessuti, indipendentemente dal termometro, risiede nel modo in cui il nostro sistema nervoso interpreta la pressione fisica. Quando una coperta, anche leggera, tocca la nostra pelle, invia segnali specifici al cervello. Questa dinamica è nota come stimolazione a pressione profonda (Deep Pressure Stimulation – DPS). Sebbene le coperte estive non abbiano il peso di quelle terapeutiche, esercitano comunque una lieve compressione che attiva il sistema nervoso parasimpatico.

L’attivazione di questo sistema è fondamentale perché è responsabile della risposta di “riposo e digestione”, opposta alla reazione di “attacco o fuga” gestita dal sistema simpatico. La sensazione tattile del tessuto riduce i livelli di cortisolo, l’ormone dello stress, e stimola contemporaneamente la produzione di serotonina, un neurotrasmettitore che favorisce il rilassamento e il buon umore. La serotonina è un precursore della melatonina, l’ormone essenziale per regolare il ciclo sonno-veglia.

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Dunque, cercare la coperta non è un tentativo di scaldarsi, ma un metodo inconscio per calmare l’agitazione interna. È una forma di auto-contenimento fisico che riduce l’iperarousal, ovvero quello stato di eccitazione fisiologica che spesso impedisce l’addormentamento, specialmente nelle persone che soffrono di ansia generalizzata.

Termoregolazione e ritmi circadiani: un equilibrio delicato

Esiste poi una componente puramente biologica che lavora in tandem con quella psicologica. Il nostro corpo è una macchina termica finemente calibrata che segue i ritmi circadiani. Poco prima di addormentarci, la temperatura corporea centrale inizia a scendere, segnalando al cervello che è ora di riposare. Questo calo termico prosegue durante le fasi del sonno profondo, raggiungendo il picco minimo nelle prime ore del mattino (solitamente intorno alle 4:00 o le 5:00).

Durante la fase REM (Rapid Eye Movement), la nostra capacità di termoregolazione autonoma diventa meno efficiente. Siamo temporaneamente meno capaci di brividi per scaldarci o di sudare efficientemente per raffreddarci rispetto alla veglia. Il cervello, anticipando questa vulnerabilità fisiologica, ci spinge a cercare un “microclima” stabile.

La coperta crea una tasca d’aria attorno alla pelle che isola il corpo da improvvisi sbalzi di temperatura dell’ambiente circostante. Anche se la stanza è calda, il calo fisiologico della temperatura interna durante la notte potrebbe causare un risveglio improvviso se non ci fosse una barriera protettiva. Ecco perché molti adottano la strategia di coprire solo il busto lasciando fuori piedi o gambe: è un tentativo istintivo di bilanciare la sicurezza termica con la necessità di disperdere il calore in eccesso attraverso le estremità.

L’effetto “Coperta di Linus”: psicologia comportamentale e condizionamento

Oltre alla fisiologia, gioca un ruolo cruciale il condizionamento comportamentale appreso fin dalla nascita. Siamo stati abituati, sin dai primi giorni di vita, a essere avvolti in fasce o coperte per dormire. I genitori utilizzano l’atto di rimboccare le coperte come rituale finale della giornata. Questo gesto ripetuto migliaia di volte crea nel cervello una forte associazione neurale: essere coperti equivale a dormire.

Questa associazione è così potente da diventare parte integrante di quella che gli esperti chiamano “igiene del sonno”. Il cervello umano è una macchina predittiva che ama le routine. Quando ci sdraiamo e tiriamo su il lenzuolo, inviamo un segnale inequivocabile alla nostra mente: la giornata è finita, è tempo di spegnere i pensieri coscienti.

In assenza di questo stimolo tattile, il cervello può rimanere in uno stato di allerta, percependo che “manca qualcosa” per completare la sequenza di addormentamento. Per chi soffre di insonnia, mantenere intatto questo rituale è ancora più vitale. La coperta agisce come un oggetto transizionale per adulti, fornendo quella sicurezza emotiva che permette di abbandonarsi all’incoscienza del sonno. Bloccare gli stimoli visivi e creare una barriera fisica, seppur sottile, tra noi e il resto della stanza, soddisfa un bisogno ancestrale di protezione contro potenziali minacce durante il momento di massima vulnerabilità.

Come gestire il bisogno di copertura con il caldo estremo

Se la psicologia ci spiega il “perché”, la pratica ci impone di gestire il “come” per evitare di svegliarsi disidratati. Non è necessario rinunciare alla coperta, ma è fondamentale scegliere i materiali giusti.

  1. Fibre Naturali: Cotone percalle, lino o bambù sono eccellenti per la loro traspirabilità e capacità di assorbire l’umidità (igroscopicità), mantenendo la sensazione di peso senza intrappolare eccessivo calore.
  2. Lenzuola Ponderate Refrigeranti: Il mercato offre coperte ponderate progettate specificamente con tessuti freddi al tatto o tecnologie che disperdono il calore, ideali per chi necessita di stimolazione propriocettiva intensa anche in estate.
  3. Ventilazione Strategica: Mantenere un flusso d’aria nella stanza permette all’umidità di evaporare dal tessuto della coperta, mantenendo il microclima del letto confortevole.

La scienza conferma che ascoltare il proprio corpo è la strategia migliore. Se il cervello richiede la sicurezza di un lenzuolo per disattivare lo stato di allerta, forzarsi a dormire scoperti potrebbe essere controproducente, portando a un sonno frammentato e di scarsa qualità. Il riposo non è solo una questione di gradi centigradi, ma di uno stato mentale di quiete e protezione.

Per chi volesse approfondire le dinamiche del sonno e della termoregolazione, fonti come la Sleep Foundation o studi pubblicati su riviste come il Journal of Physiological Anthropology offrono dati tecnici dettagliati sulle interazioni tra ambiente e riposo notturno.


Domande Frequenti (FAQ)

Perché dormo con un piede fuori dalle coperte? Questa abitudine è un meccanismo di termoregolazione perfetto. Le piante dei piedi (e i palmi delle mani) contengono anastomosi artero-venose, strutture vascolari specializzate che dissipano il calore corporeo molto rapidamente. Tenere un piede fuori permette di raffreddare il sangue mantenendo il resto del corpo nella sicurezza della coperta.

Le coperte ponderate funzionano anche in estate? Sì, purché siano realizzate con materiali adeguati. L’efficacia della coperta ponderata risiede nel peso, non nel calore. Esistono modelli con fodere in bambù o tessuti tecnici “cooling” che offrono la stimolazione a pressione profonda necessaria per calmare l’ansia senza causare surriscaldamento eccessivo.

È normale non riuscire a dormire senza lenzuolo? Assolutamente sì. È una risposta comportamentale e psicologica molto diffusa legata al condizionamento e al bisogno di sicurezza. Il cervello interpreta la mancanza di copertura come uno stato di vulnerabilità o un’interruzione della routine, rendendo difficile il rilassamento necessario per la fase di addormentamento.

Cosa succede al corpo se dormo scoperto col ventilatore addosso? L’aria diretta può causare una rapida evaporazione del sudore e contratture muscolari dovute al raffreddamento localizzato. Inoltre, può seccare le mucose respiratorie. Una copertura leggera protegge il corpo dal flusso d’aria diretto, creando un microclima più stabile e prevenendo risvegli dovuti a crampi o fastidi fisici.

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Angela Gemito

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Tags: coperta dormire sonno

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