DSA, l’importanza della diagnosi precoce per usare i giusti metodi

VEB

I disturbi specifici dell’apprendimento (DSA) riguardano un gruppo di disabilità in cui si presentano significative difficoltà nell’acquisizione e utilizzazione della lettura, della scrittura e del calcolo.

Bambini e bambine con  un disturbo specifico dell’apprendimento non hanno la possibilità di sforzarsi di più, fare più attenzione, guardare meglio o aumentare da soli la loro motivazione: hanno bisogno di aiuto per fare queste cose.

La principale caratteristica di questa categoria è la “specificità”, ovvero il disturbo interessa uno specifico e circoscritto dominio di abilità indispensabile per l’apprendimento (lettura, scrittura, calcolo) lasciando intatto il funzionamento intellettivo generale.

Ciò significa che per avere una diagnosi di dislessia, il bambino non deve presentare deficit di intelligenza, problemi ambientali o psicologici, deficit sensoriali o neurologici.

Si tratta di una condizione innata, di origine neurobiologica, la cui manifestazione è mediata dalle condizioni ambientali in cui lo studente si trova a vivere. I primi segnali della presenza di DSA possono essere riscontrati già in età prescolare, quando ancora il disturbo specifico non solo non è ancora manifesto ma anche non ancora diagnosticabile.

Tra questi disturbi spiccano, dislessia, disortografia e discalculia.

La Dislessia è una disabilità specifica dell’apprendimento caratterizzata dalla difficoltà ad effettuare una lettura accurata e/o fluente.

La Disgrafia riguarda la componente esecutiva, grafo-motoria (scrittura poco leggibile); si riferisce alla difficoltà di scrivere in modo fluido, veloce ed efficace.

La Discalculia riguarda la difficoltà a comprendere ed operare con i numeri e la difficoltà automatizzare alcuni compiti numerici e di calcolo.

I Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA) costituiscono una delle patologie più frequentemente inviate ai servizi del territorio.

Secondo gli ultimi dati sono oltre 250 mila gli studenti con disturbi dell’apprendimento: lo svela il Miur, che ha compiuto una serie di ricerche all’interno delle scuole italiane dove, a quanto pare, 3 alunni su 100 sono affetti da DSA.

Le informazioni al riguardo sono piuttosto preoccupanti: per gli esperti nell’anno scolastico 2016-2017, 254.614 alunni negli istituti italiani, pari a circa il 2,9% di tutti gli studenti, hanno fatto i conti con queste patologie. I dati sono stati diffusi dall’Ufficio Statistica e Studi del Miur tramite il documento intitolato “Alunni con Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA) nell’anno scolastico 2016/2017”.

La percentuale più alta di studenti con DSA è presente nella scuola secondaria di primo grado (ossia il 5,40% dei ragazzi), il 4,03% si trova nella secondaria di II grado, mentre l’1,95% è stato individuato nella primaria. Per quanto riguarda le scuole dell’infanzia nel 2016-2017 a ben 774 bambini (pari allo 0,05%) è stato diagnosticato un disturbo dell’apprendimento.

Per quanto riguarda i disturbi specifici, quello mediamente più diffuso è la dislessia (42,5% delle certificazioni), anche se più disturbi possono coesistere in una stessa persona. Seguono le certificazioni per la disortografia (20,8%), quelle per la discalculia (19,3%) e quelle per la disgrafia (17,4%).

Per chi è affetto da queste patologie l’importante è arrivare a una diagnosi veloce, che si può già fare tra la fine della seconda elementare e la terza, e fornire ai bambini gli strumenti che portano a una riorganizzazione del cervello.

“Questi disturbi non si correggono con la terapia, ma con strumenti compensativi, facendo usare ai bambini disgrafici il computer dove trovano la tastiera con le lettere già pronte senza impegnare la loro energia per scriverle, audiolibri per i dislessici, la calcolatrice per i discalculici, per fare solo alcuni esempi”, spiega Stefano Vicari, responsabile dell’Unità operativa complessa di neuropsichiatria infantile dell’Ospedale Bambino Gesù di Roma.

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