Raffreddore, scoperta molecola capace di bloccare la replicazione del virus

VEB

Il raffreddore è una delle malattie più comuni a livello mondiale. Si tratta di una patologia di origine virale che provoca l’infiammazione della mucosa nasale e faringea (gola).

Il raffreddore esordisce tipicamente con “sensazione di raschiamento in gola” o faringodinia, starnuti, rinorrea, congestione nasale e malessere generale. Le secrezioni nasali sono inizialmente chiare, acquose e profuse, poi diventano mucoidi e purulente, dense, biancastre o giallastre.

Il disturbo si manifesta dopo un’incubazione di 24-72 ore e, nella maggior parte dei casi, si autolimita entro 10 giorni.

La forma più comune di contagio è quella diretta: starnuti, tosse e goccioline di saliva permettono il passaggio diretto dei virus da un organismo all’altro.

Anche il dialogo può diventare causa di trasmissione diretta in quanto durante il colloquio possono essere espulse, involontariamente, piccole gocce di liquido salivare.

Gli oltre 200 virus responsabili del raffreddore possono resistere per circa tre ore nell’ambiente esterno. Il contagio può pertanto avvenire anche in maniera indiretta, per esempio dando la mano o manipolando oggetti contaminati.

Benché i virus che possono provocare il raffreddore siano tantissimi, la causa più frequente è il rhinovirus (dal greco rhin, che significa “naso”), molto contagioso, che secondo le stime causa circa il 30-50% di tutti i casi di raffreddore.

Si tratta della malattia umana più comune: infetta gli adulti in media 2-4 volte l’anno, e i ragazzi in età scolare fino a 12 volte l’anno; in talune popolazioni non è raro incontrare tassi di infezione superiori a 3 all’anno per persona.

Eppure, anche se così comune, chi di noi non ha mai desiderato di smettere di starnutire per sempre durante magari un raffreddore particolarmente potente?

A quanto pare, presto non sarà più un desiderio inesaudibile: un team dei ricercatori dell’Imperial College di Londra ha testato in laboratorio una molecola  capace di fermare la replicazione del virus.

La nuova molecola mira alla N-miristoiltransferasi (Nmt), una proteina delle cellule umane, perché è questa che i virus ‘sequestrano’ per costruire il guscio proteico, o capside, che protegge il loro genoma. E dal momento che tutti i ceppi hanno bisogno di questa stessa proteina umana per creare nuove copie di se stessi, la molecola potrebbe essere un jolly, cioè dovrebbe funzionare contro tutti. Anzi, secondo gli autori della ricerca, sarebbe in grado di agire anche contro altri virus della stessa famiglia del raffreddore (polio, ‘mani-bocca-piedi’).

I test, pubblicati sulla rivista Nature Chemistry, sono stati condotti su cellule umane e mostrano che la molecola impedisce al virus di invadere le cellule.

Gli scienziati però smorzano l’eccessivo entusiasmo: «Prima tappa di un cammino ancora lungo», ha detto all’Ansa il biochimico Roberto Solari, che ha condotto la ricerca nell’Imperial College di Londra con il chimico Edward Tate.

«Attualmente non esistono trattamenti contro il virus del raffreddore e questa è la prima molecola capace di contrastarlo», ha detto ancora. «Dopo i test sulle cellule, la prossima tappa – ha proseguito – sarà la sperimentazione su modelli animali».

Se il composto risulterà efficace sui topi, bisognerà dimostrare che è sicuro. «Quindi si potrà passare ai primi test sugli esseri umani, ma – ha rilevato il ricercatore – ci vorranno molti anni. Per i giovani e per chi è in buona salute, il raffreddore non è certamente gradevole, ma non c’è rischio di vita. Invece è diverso il caso di chi soffre di asma, enfisema, bronchiti o fibrosi cistica: in questi casi – ha osservato Solari – anche un banale raffreddore può provocare gravi conseguenze, che potrebbero portare anche al ricovero in ospedale».

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