Immagina di essere pienamente cosciente, ma di non poterti muovere. Di essere prigioniero del tuo stesso corpo, ridotto a una statua vivente. Non è la trama di un film, ma la terrificante realtà vissuta da mezzo milione di persone tra il 1917 e il 1928, colpite da una delle patologie più enigmatiche della storia: l’encefalite letargica.

Come statue viventi: i sintomi di un incubo
Apparsa quasi dal nulla in Europa durante la Prima Guerra Mondiale, l’encefalite letargica (EL) si diffuse a macchia d’olio in tutto il mondo. Le persone colpite cadevano in uno stato catatonico, apparentemente addormentate ma con la mente perfettamente vigile. I loro corpi erano bloccati in una paralisi inspiegabile, immobili per ore, giorni o addirittura anni.
Circa un terzo dei malati non sopravvisse. Chi superava la fase acuta, come raccontato nel celebre libro “Risvegli” del neurologo Oliver Sacks, spesso sviluppava una forma cronica di parkinsonismo, con tremori e una rigidità che li condannava a un’esistenza sospesa. Pur mantenendo la capacità di pensare e provare emozioni, la loro interazione con il mondo esterno era quasi azzerata, limitata a flebili movimenti degli occhi o a rari e improvvisi sblocchi motori.
Un’epidemia scomparsa: origini e dubbi attuali
Cosa scatenò questa epidemia globale? Ancora oggi non esiste una risposta definitiva. La teoria più accreditata, come riportato da diverse analisi scientifiche, punta il dito contro un ceppo mutato di streptococco, lo stesso batterio responsabile di comuni mal di gola. L’ipotesi è che questa variante anomala abbia innescato una reazione autoimmune violentissima, spingendo il sistema immunitario ad attaccare una specifica area del cervello: il mesencefalo, responsabile del controllo del sonno e del movimento.
Questo però non spiega perché la malattia sia svanita con la stessa rapidità con cui era comparsa, per poi riaffiorare in sporadici e isolati focolai. Casi con sintomi molto simili sono stati documentati negli anni ’50 in Europa e più recentemente, circa 15 anni fa, in Cina. Uno studio pubblicato nel 2004 sulla rivista Brain ha analizzato 20 pazienti con una sintomatologia quasi identica a quella dell’EL, concludendo che l’agente patogeno, qualunque esso sia, “è ancora prevalente”.
Conclusione
L’encefalite letargica resta un capitolo oscuro e irrisolto della medicina. Un monito su come virus o batteri possano evolvere in modi imprevedibili, lasciando la scienza di fronte a interrogativi profondi. La “malattia del sonno” è solo un ricordo del passato o un incubo che potrebbe, un giorno, tornare a manifestarsi?
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