Hai mai aperto Instagram per “dare un’occhiata” e, un attimo dopo, ti sei reso conto che è passata un’ora? Non sei solo. In questo preciso momento, stai partecipando, senza saperlo, al più grande esperimento sociale virale sul tempo percepito della storia umana. Non ci sono scienziati in camice bianco a osservarti, ma i risultati si misurano in ore perse, scadenze mancate e una strana, persistente sensazione che le giornate volino via senza che tu te ne accorga.
Il laboratorio di questo esperimento è il palmo della tua mano. I protagonisti siamo tutti noi: i miliardi di persone che ogni giorno fanno scorrere i loro feed. Secondo gli ultimi dati del report Digital 2025, gli italiani trascorrono in media quasi due ore al giorno sui social media, con picchi che superano le 30 ore al mese solo su piattaforme come TikTok. Stiamo conducendo su noi stessi un esperimento di massa sull’alterazione della nostra percezione temporale, e i risultati sono a dir poco allarmanti.

La Psicologia del “Buco Nero” Temporale
Perché il tempo sembra svanire quando siamo online? La risposta si trova nel modo in cui il nostro cervello è programmato. Le piattaforme social sono maestre nel creare quello che gli psicologi chiamano “stato di flusso” (flow), uno stato mentale di completa immersione in un’attività. Come spiega lo psicologo Mihaly Csikszentmihalyi, che ha coniato il termine, durante il flow “il senso del tempo si distorce; le ore possono volare via in minuti”. Lo scrolling infinito, con il suo flusso costante di nuovi stimoli – un video divertente, una foto affascinante, un post controverso – è il motore perfetto per questo stato.
A questo si aggiunge un potente meccanismo biochimico. Ogni notifica, ogni like, ogni nuovo contenuto interessante rilascia una piccola scarica di dopamina nel nostro cervello. Questo neurotrasmettitore, legato al piacere e alla ricompensa, crea un circolo vizioso. La neuroscienziata Anna Lembke, autrice ed esperta di dipendenze, paragona questo processo a una slot machine: non sai mai quale sarà la prossima “ricompensa”, e questa imprevedibilità ti spinge a continuare a tirare la leva, o in questo caso, a scrollare. Il cervello è così impegnato a inseguire la prossima micro-ricompensa che mette in secondo piano la cognizione del tempo che passa.
La Dottoressa Gloria Mark, autrice di “Attention Span”, ha scoperto che in media, quando lavoriamo al computer, spostiamo la nostra attenzione ogni 47 secondi. Questo continuo “context switching” frammenta la nostra concentrazione e ci lascia esausti. Come afferma lei stessa, “ci interrompiamo da soli più di quanto veniamo interrotti dagli altri”, e ogni interruzione ci costa fino a 25 minuti per ritrovare la piena concentrazione sul compito originale. Questo costante stato di semi-attenzione è l’ambiente ideale per perdere ore senza rendersene conto.
Un Esperimento Controllato: L’Uomo che Visse Senza Tempo
Per capire quanto la nostra percezione del tempo sia fragile, basta guardare all’estremo opposto. Nel 1962, il geologo francese Michel Siffre si isolò per due mesi in una grotta sotterranea, senza orologi, luce solare o alcun riferimento temporale. Voleva studiare i ritmi circadiani del corpo in assenza di stimoli esterni. I risultati furono sconcertanti.
Senza gli Zeitgebers (i “donatori di tempo” come il sole), il suo ciclo sonno-veglia si allungò progressivamente. Quando uscì, convinto che fosse il 20 agosto, in realtà era il 14 settembre. La sua mente aveva perso 25 giorni. L’esperimento di Siffre dimostra in modo quasi crudele quanto dipendiamo da segnali esterni per ancorare la nostra percezione del tempo. Oggi, i social media agiscono come una “grotta” virtuale, ma invece di rimuovere gli stimoli, ce ne forniscono un flusso così intenso e ipnotico da farci perdere ugualmente la bussola temporale.
Come sottolinea l’esperto di tecnologia e psicologia Adam Alter nel suo libro “Irresistible”, il problema non è la nostra mancanza di volontà, ma il fatto che “ci sono migliaia di persone dall’altra parte dello schermo il cui lavoro è smantellare l’autoregolazione che possiedi”. Stiamo vivendo in un ambiente digitale progettato per catturare la nostra attenzione e, di conseguenza, cancellare la nostra percezione del tempo. L’esperimento virale continua, e ogni scroll è un nuovo dato raccolto. Forse, il primo passo per riprendere il controllo è semplicemente rendersi conto di essere una cavia.
Domande Frequenti (FAQ)
Perché perdo la cognizione del tempo sui social media? Questo accade a causa di un mix tra lo “stato di flusso”, in cui sei completamente immerso, e il rilascio di dopamina. Il flusso costante di nuovi contenuti cattura la tua attenzione, mentre le piccole “ricompense” (like, nuovi post) spingono il cervello a volerne sempre di più, ignorando il passare delle ore.
Lo “scrolling infinito” è progettato per farmi perdere tempo? Sì, le piattaforme social utilizzano un design basato sulla “ricompensa variabile intermittente”, simile a quello delle slot machine. Non sapendo quando arriverà il prossimo contenuto interessante, sei incentivato a continuare a scrollare. Questa tecnica è molto efficace nel tenere gli utenti incollati allo schermo il più a lungo possibile.
Come posso riprendere il controllo del mio tempo online? Imposta dei timer o utilizza le funzioni di benessere digitale del tuo smartphone per limitare l’uso delle app. Disattiva le notifiche non essenziali per ridurre le interruzioni. Prova a programmare momenti specifici della giornata per controllare i social, invece di farlo in modo casuale e continuo.
Cosa c’entra la dopamina con la percezione del tempo? La dopamina è legata all’anticipazione e alla motivazione. Quando sei impegnato in un’attività piacevole e stimolante come lo scrolling, il cervello è concentrato sulla ricerca della prossima gratificazione. Questo focus sul “piacere immediato” può rallentare il tuo orologio interno, facendoti percepire che sia passato meno tempo di quanto in realtà sia trascorso.
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