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Gli oceani restano ancora oggi un mistero per gli scienziati

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Nonostante i progressi della tecnologia e le conquiste della scienza moderna, gli oceani del nostro pianeta restano in gran parte un mistero. A oggi, secondo uno studio pubblicato sulla prestigiosa rivista Science Advances, meno dello 0,001% dei fondali oceanici è stato esplorato in modo approfondito. Un dato sorprendente se si considera che gli oceani coprono oltre il 70% della superficie terrestre e che le acque profonde — ossia quelle al di sotto dei 200 metri — rappresentano più di un terzo del pianeta.

Gli oceani restano ancora oggi un mistero per gli scienziati

Una ricerca su scala globale svela l’immensità inesplorata

Analizzando oltre 43.000 registrazioni di immersioni scientifiche sponsorizzate a livello internazionale, i ricercatori hanno evidenziato come la stragrande maggioranza delle spedizioni si concentri in prossimità delle zone economiche esclusive di tre Paesi: Stati Uniti, Giappone e Nuova Zelanda. Ciò crea una distribuzione geografica fortemente squilibrata delle conoscenze, che ostacola la costruzione di un quadro realistico della salute degli ecosistemi marini globali.

Secondo quanto riferito dalla National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA), mappare in dettaglio il fondale oceanico richiede un impegno tecnologico e finanziario senza precedenti. Al ritmo attuale, con circa 3 km² di oceano esplorati ogni anno, ci vorrebbero oltre 100.000 anni per ottenere una mappa completa dei fondali marini.

Perché esplorare gli abissi è cruciale per il futuro del pianeta

Gli oceani profondi non sono solo scenari affascinanti per gli scienziati: svolgono un ruolo vitale nella regolazione del clima terrestre, nell’assorbimento di anidride carbonica e nella produzione di ossigeno. Inoltre, custodiscono risorse biologiche con un enorme potenziale per la medicina, come sostanze bioattive prodotte da organismi marini che stanno già ispirando nuovi trattamenti farmacologici, secondo studi della World Health Organization (WHO).

Tecnologia e automazione: la chiave per accelerare la scoperta

Il ricercatore ed esploratore oceanico Viktor Veskov sottolinea che l’automazione sarà la chiave per rendere sostenibile l’esplorazione oceanica su larga scala. L’utilizzo di droni sottomarini e piattaforme robotiche potrebbe ridurre drasticamente i costi delle missioni scientifiche, aumentando al contempo la precisione e la copertura dei dati raccolti.

Progetti come il Seabed 2030, iniziativa globale supportata dalla Nippon Foundation e dalla GEBCO (General Bathymetric Chart of the Oceans), mirano a mappare l’intero fondale oceanico entro il 2030. Tuttavia, il traguardo è ancora lontano, e serviranno maggiori investimenti, cooperazione internazionale e innovazioni tecnologiche per raggiungerlo.

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