Eutanasia: Pro o contro la dignità umana?

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L’eutanasia è un tema complesso e dibattuto che tocca questioni etiche, legali e religiose. In un recente incontro al Brain Bar, si è discusso se essa rappresenti un atto di rispetto della dignità umana o un contrasto alle leggi della natura.

Eutanasia Pro o contro la dignità umana

La conversazione doveva coinvolgere quattro relatori, ma Philip Nitschke, creatore della capsula per l’eutanasia chiamata Sarco, è stato assente a causa di un’indagine in Svizzera riguardante il suo dispositivo, usato per la prima volta nel Paese pochi giorni prima dell’evento. L’assenza di Nitschke ha reso il dibattito meno bilanciato, con Judit Sándor, avvocato e bioeticista, che si è trovata come unica voce a favore dell’eutanasia, mentre altri partecipanti, come il filosofo del diritto János Frivaldszky e il rabbino capo Slomó Köves, si sono schierati contro.

Köves ha aperto la discussione evidenziando le differenze tra l’etica generale e gli insegnamenti ebraici. Mentre l’etica laica si basa sul principio di non arrecare danno agli altri, nella fede ebraica la vita è considerata un dono del Creatore, e quindi anche l’assistenza al suicidio è vista come un atto sbagliato. Frivaldszky, d’accordo con Köves, ha sostenuto che l’eutanasia ostacoli il pieno sviluppo dell’anima umana, e ha espresso preoccupazione per la crescente confusione sui diversi tipi di eutanasia, mettendo in secondo piano il valore dell’essere umano.

Judit Sándor, dal canto suo, ha sottolineato l’importanza di tutelare la dignità umana, argomentando che l’eutanasia, in determinate circostanze, dovrebbe essere legale. Secondo lei, è cruciale valutare con attenzione la situazione del paziente, assicurandosi che abbia ricevuto tutte le cure necessarie per alleviare il dolore e migliorare la qualità della vita, prima di ricorrere a tale pratica. Per Sándor, il modo in cui una persona muore fa parte della sua storia di vita e dovrebbe rispettare la sua dignità.

Durante il dibattito, si è anche discusso del problema dell’isolamento dei malati terminali e del tabù che circonda la morte. Secondo Sándor, molte persone oggi non hanno l’opportunità di parlare apertamente della loro condizione, il che aggrava ulteriormente la loro sofferenza. Per Frivaldszky, invece, la sofferenza è una componente naturale del percorso umano, e gli ultimi momenti di vita hanno un profondo significato spirituale, con i morenti che spesso esprimono perdono e affetto verso i propri cari.

La questione della regolamentazione è stata un altro tema centrale. Sándor ha ribadito l’importanza di un quadro giuridico solido, che garantisca che la dignità umana non venga compromessa. Ha menzionato esempi di Paesi in cui si è tentato di risparmiare denaro evitando di curare i pazienti anziani, una pratica che considera moralmente inaccettabile.

Köves ha sostenuto che, secondo la religione ebraica, mentre si può pregare per una morte dignitosa, non è lecito cercarla attivamente o chiedere l’intervento di altri per porre fine alla propria vita. In questo contesto, l’eutanasia passiva, ossia il rifiuto delle cure, può essere accettata, ma la vita deve essere considerata sacra fino alla fine. Anche Frivaldszky ha espresso preoccupazioni circa il potenziale impatto dell’eutanasia sulla professione medica e sulla società in generale, sottolineando il rischio di un indebolimento del rispetto per la vita umana.

In conclusione, il dibattito ha messo in luce posizioni contrastanti e la complessità delle questioni etiche e morali legate all’eutanasia. Mentre alcuni, come Judit Sándor, vedono in essa una forma di rispetto della dignità umana, altri, come Slomó Köves e János Frivaldszky, la considerano in contrasto con i principi fondamentali della vita e della natura. Il dibattito rimane aperto e richiede una riflessione profonda per trovare un equilibrio tra il rispetto per la vita e la libertà individuale.

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