In Italia non è certo una novità che la giustizia arrivi sempre a legiferare con anni di ritardo rispetto all’Europa o al resto del mondo, ma ci sono tematiche da affrontare, che ormai appare palese l’impossibilità di posticipare ulteriormente.
L’Italia, alla fine del 2016, non ha ancora una legge che tutela le unioni civili, ma soprattutto non dà la possibilità di scegliere come morire: nel nostro paese un medico che pratica l’eutanasia è perseguibile per omicidio.
I parlamentari dell’Intergruppo “Eutanasia e testamento biologico” Beatrice Brignone, Marco Cappato, Pia Locatelli, Lara Ricciatti e Arturo Scotto, chiedono quindi a gran voce che il Parlamento calendarizzi la legge sul fine vita.
La richiesta arriva dopo l’appello di Max Fanelli, 54enne malato di Sla di Senigallia che ha annunciato l’interruzione delle cure in segno di protesta contro lo Stato che, ha spiegato l’uomo, “trascura i morenti”.
“Dato che i malati terminali non hanno santi in Parlamento, nel weekend 16-18 ottobre 2015 lanciamo il tweetbombing (letter.: bombardamento di tweet, Ndr) con hashtag #calendarizzatela a tutti i capigruppo della Camera. Per i diritti dei morenti, dei malati incurabili, dei cittadini. Per il diritto all’autodeterminazione in uno stato laico e libero“, fa sapere il Movimento Possibile.
Alla conferenza stampa organizzata per riaprire il dibattito sul fine vita hanno partecipato anche parlamentari che non fanno parte dell’Intergruppo, tra cui Stella Bianchi del Pd, che sta lavorando alla raccolta firme per la calendarizzazione della legge.