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Cosa c’è dopo la morte? Il filosofo di Oxford riapre il mistero dell’aldilà

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Il dibattito su cosa accada dopo la morte torna al centro dell’attenzione grazie alle tesi provocatorie del filosofo Chris Carter, laureato a Oxford, che nel suo nuovo libro The Case for an Afterlife sostiene che l’esistenza umana non si concluda con la morte fisica. A rilanciare il suo pensiero è stato anche il Daily Star, che ha riportato i principali concetti del testo, suscitando curiosità e dibattito nel panorama accademico e spirituale.

Cosa cè dopo la morte Il filosofo di Oxford riapre il mistero de aldilà

Nel libro, Carter esamina una vasta gamma di esperienze che sembrano sfidare la visione materialista della coscienza. Tra queste, figurano le esperienze di pre-morte (NDE), le visioni sul letto di morte e i cosiddetti ricordi di vite passate riportati da bambini, un tema ampiamente studiato anche dal professor Ian Stevenson della University of Virginia, che ha documentato centinaia di casi con rigore scientifico.

Un punto centrale della tesi di Carter riguarda i resoconti postumi di Frederick W. H. Myers, co-fondatore della Society for Psychical Research nel XIX secolo, un’organizzazione che ancora oggi si occupa di indagare fenomeni al confine tra psicologia e spiritualità. Secondo Myers, l’aldilà non è un luogo statico o di punizione eterna, ma piuttosto una realtà multidimensionale composta da diversi livelli di esistenza.

Tra i vari livelli descritti, troviamo l’Ade, uno stato intermedio simile a una zona di passaggio, seguito da piani più elevati come il “Terzo Livello, che rievoca la realtà terrena, e la “Fiamma”, un luogo di rinnovamento spirituale. Carter sottolinea come la permanenza in ciascun livello dipenda dall’evoluzione dell’anima, suggerendo che, in particolare, i bambini spesso non necessitano di un lungo periodo di “riposo” tra una vita e l’altra.

Un’interpretazione che sfuma la visione tradizionale dell’inferno è quella che Carter offre nei capitoli centrali del libro. Secondo il filosofo, le anime che si trovano in stati di oscurità e desolazione non sono condannate per sempre, ma si trovano lì per via del loro rifiuto di evolversi. “L’inferno è più simile a un brutto sogno vissuto da una mente spaventata che a un vero luogo di punizione”, afferma l’autore.

Quando si arriva a discutere i livelli superiori dell’aldilà, Carter evidenzia la difficoltà nel descriverli con il linguaggio umano. Secondo Myers, Dio esiste in una dimensione che trascende completamente la comprensione umana, accessibile solo al settimo e ultimo livello, quello in cui si abbandona definitivamente l’universo materiale.

Le teorie di Chris Carter si inseriscono in un filone di studi sempre più diffuso, che cerca di superare la visione puramente neuroscientifica della coscienza. Anche riviste scientifiche come The Lancet e Journal of Near-Death Studies hanno pubblicato studi che prendono in considerazione esperienze anomale vissute in stato di morte clinica, suggerendo che la coscienza possa non essere interamente legata al cervello.

Conclusione

Sebbene le idee di Carter siano oggetto di dibattito, il suo lavoro riporta l’attenzione su un tema che affascina da secoli filosofi, teologi e scienziati: la coscienza sopravvive alla morte? La risposta, secondo lui, è sì. E il percorso dell’anima, come suggerisce, potrebbe essere molto più articolato di quanto immaginiamo.

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