Secondo i dati dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) il fumo di tabacco rappresenta la seconda causa di morte nel mondo e la principale causa di morte evitabile.
Il fumo uccide una persona ogni sei secondi ed è a tutti gli effetti un’epidemia fra le peggiori mai affrontate a livello globale. Il totale dei decessi entro il 2030 potrebbe raggiungere quota 8 milioni all’anno e si stima che nel XXI secolo il tabagismo avrà causato fino a un miliardo di morti.
I dati raccolti dal Centro nazionale Dipendenza e doping dell’Istituto superiore di sanità evidenziano che, nel 2017, in Italia, i fumatori sono 11,7 milioni, vale a dire il 22,3% della popolazione. Tra questi è aumentato il numero delle donne, che da 4,6 milioni del 2016 sono salite a 5,7 milioni; si tratta della differenza minima mai riscontrata tra percentuale di uomini (23,9%) e donne (20,8%).
Nonostante , in generale, si registra una lieve diminuzione del numero dei fumatori nei paesi industrializzati, resta comunque preoccupante la percentuale dei fumatori giovani.
Per quanto riguarda il fumo tra i minori, i dati sono forniti da due rilevazioni: GYTS (Global Youth Tobacco Survey – Indagine sull’Uso del Tabacco nei Giovani), indagine promossa dall’OMS e dal Centro di controllo delle malattie di Atlanta (USA), che coinvolge dal 2010 gli studenti dagli 11 ai 15 anni; HBSC (Health Behaviour in School-aged Children – Comportamenti collegati alla salute in ragazzi di età scolare), uno studio internazionale svolto ogni 4 anni, in collaborazione con l’Ufficio Regionale dell’OMS per l’Europa. L’indagine coinvolge i ragazzi di 11, 13 e 15 anni.
Secondo i dati della rilevazione HBSC del 2014 (ultima indagine condotta, attualmente è in corso la raccolta dati per il 2018) la percentuale degli studenti 15enni che dichiarano di aver fumato almeno una volta nella vita è il 42,1% tra i ragazzi e sfiora il 50% tra le ragazze. Valori più bassi si rilevano tra i 13enni (19,7% le ragazze e 18,5% i ragazzi) e tra gli 11enni (3,7% i ragazzi e 2,5% le ragazze).
Nel 2014 gli studenti 15enni che dichiarano di fumare tutti i giorni sono il 13,8% dei ragazzi e il 13,3% delle ragazze. L’andamento è in crescita rispetto al 2010. In particolare, tra i maschi la quota più elevata si raggiunge tra i 25 e i 34 anni e si attesta al 33,5%, mentre tra le femmine si raggiunge tra i 55-59 anni (20,4%).
E proprio oggi ricorre la Giornata Mondiale Senza Tabacco, iniziativa volta a sensibilizzare le persone proprio sui rischi del fumo.
La sfida è quella di astenersi per almeno 24 ore dalla sigaretta: un piccolo passo che deve rappresentare solo il primo step verso il vero obiettivo, che è quello ovviamente di smettere di fumare in via definitiva.
D’altronde, i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità parlano chiaro: le stime pubblicate nel 2011 raccontano di come circa 6 milioni di persone ogni anno perdano la vita per complicazioni connesse a questo vizio, che come noto aumenta notevolmente il rischio di ammalarsi di tumore, e non solo.
Il fumo non è responsabile solo del tumore del polmone, ma rappresenta anche il principale fattore di rischio per le malattie respiratorie non neoplastiche, fra cui la broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) ed è uno dei più importanti fattori di rischio cardiovascolare: un fumatore ha un rischio di mortalità, a causa di una coronaropatia, superiore da 3 a 5 volte rispetto a un non fumatore. Un individuo che fuma per tutta la vita ha il 50% di probabilità di morire per una patologia direttamente correlata al fumo e la sua vita potrebbe non superare un’età compresa tra i 45 e i 54 anni.
Inoltre, la qualità di vita del fumatore è seriamente compromessa, a causa della maggiore frequenza di patologie respiratorie (tosse, catarro, bronchiti ricorrenti, asma ecc.) e cardiache (ipertensione, ictus, infarto ecc.) che possono limitare le attività della vita quotidiana.
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