Da dove nasce la credenza popolare legata alle 7 vite del gatto?

Quando a qualcuno di noi accade qualcosa di brutto, e si rimane illesi per il rotto della cuffia, si è solito dire che si hanno “sette vite come i gatti”.
Un vecchio detto che abbiamo sentito ripetere centinaia di volte, ma da dove deriva questa antica credenza popolare?
Principalmente questa credenza è legata al fatto che i gatti possono sopravvivere a cadute, anche da altezze considerevoli, con poche lesioni o addirittura nessuna.
Per di più, quando un gatto rimane ferito gravemente riesce a recuperare in fretta poiché le sue piccole dimensioni e il suo peso corporeo attenuano l’impatto con il terreno dopo una caduta.
La credenza risale però anche alla civiltà egizia e qui il senso è molto differente: secondo questa teoria, quando una persona muore la sua anima si sposta in un altro corpo e ciò può succedere in diverse occasioni perché ciò che muore, in realtà, è solo il corpo.
Gli antichi Egizi erano convinti che, come l’uomo, anche il gatto avesse questa capacità e che una volta raggiunta la sesta vita, nella settima si sarebbero reincarnati in esseri umani.
La scelta del particolare numero è legato al fatto che il 7 è il numero della perfezione, dell’universalità e dell’equilibrio: caratteristiche che appartengono inequivocabilmente ai gatti.