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Sempre più genitori usano ChatGPT per educare i figli

Angela Gemito Nov 19, 2025

Il concetto di “villaggio necessario per crescere un bambino” si è spostato dai vicini di casa ai server remoti della Silicon Valley. Una trasformazione silenziosa ma pervasiva sta investendo le famiglie moderne: il passaggio dalla consulenza del pediatra o della nonna a quella fornita dagli algoritmi. Non stiamo parlando di semplici ricerche su Google, ma di un dialogo attivo e continuo con l’intelligenza artificiale generativa.

La facilità di accesso a strumenti come ChatGPT ha creato una dinamica inedita all’interno delle mura domestiche. Genitori e intelligenza artificiale formano oggi un binomio sempre più stretto, dove la tecnologia non è più solo un mezzo di intrattenimento, ma diventa un consulente alla pari per decisioni educative, mediche e comportamentali. Tuttavia, affidare la crescita dei propri figli a un modello linguistico comporta implicazioni etiche e pratiche che richiedono un’analisi approfondita, lontana dagli entusiasmi facili o dagli allarmismi ingiustificati.

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Il sorpasso della fiducia: perché l’AI convince più dei medici

Uno degli aspetti più sconcertanti emersi dalle recenti analisi comportamentali riguarda il livello di fiducia riposto nelle macchine. Secondo un report citato da USA Today, si sta verificando un fenomeno paradossale: una quota crescente di genitori dimostra di fidarsi più dell’intelligenza artificiale che dei medici in carne ed ossa.

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Le ragioni di questo spostamento sono molteplici. Un pediatra può essere stanco, sbrigativo o difficile da raggiungere nel weekend. Un chatbot, al contrario, è disponibile 24 ore su 24, non giudica, offre risposte empatiche (simulate) e dettagliate in pochi secondi. Nel 2023, si stima che circa il 30% dei genitori con figli in età scolare utilizzasse già regolarmente strumenti di AI per il supporto genitoriale.

L’utilizzo non si limita alla richiesta di consigli su come gestire i capricci o l’alimentazione. Si estende alla creazione di routine per il sonno, alla pianificazione delle attività e persino all’intrattenimento diretto. Molti padri e madri demandano a ChatGPT il compito di raccontare la favola della buonanotte o lasciano che i figli conversino con l’AI per ore, trasformando il software in una sorta di babysitter digitale avanzata. Questo scenario, seppur comodo, nasconde insidie notevoli. L’assenza di un filtro umano critico può portare all’accettazione di consigli plausibili nella forma ma errati nella sostanza, un fenomeno noto tecnicamente come “allucinazione dell’AI”.

I rischi nascosti: dalla privacy alla salute mentale

L’integrazione massiccia della tecnologia nella genitorialità non è priva di conseguenze tangibili. Il primo campanello d’allarme riguarda la sfera medica. Chiedere a ChatGPT soluzioni comportamentali e consigli medici espone i bambini a rischi concreti di diagnosi errate. I modelli di linguaggio non “conoscono” la medicina; predicono la parola successiva in una frase basandosi su probabilità statistiche. Un errore di valutazione su un sintomo pediatrico, presentato con l’autorità tipica del tono dell’AI, può ritardare l’intervento di uno specialista reale.

Esiste poi un livello di rischio più sottile e psicologico. Delegare la responsabilità genitoriale o l’interazione emotiva all’AI solleva dubbi sulla natura manipolativa di questi strumenti. Per un adolescente, o anche per un bambino più piccolo, l’interazione con un’entità che risponde sempre in modo perfetto e accondiscendente può minare il legame con la realtà. Questo distacco dal mondo reale, favorito da un rifugio digitale che non crea mai attrito, è stato collegato in diversi studi sociologici a un aumento del disagio mentale e, nei casi più estremi, a fenomeni di isolamento grave o tendenze suicide tra i giovanissimi. L’AI potrebbe, senza volerlo, rafforzare idee deliranti o confermare bias cognitivi negativi, non avendo la capacità morale di distinguere ciò che è salutare da ciò che è dannoso.

Nota importante sulla sicurezza dei dati: Un aspetto spesso trascurato è la tutela della privacy. Inserire informazioni personali o mediche dei bambini in ChatGPT equivale a cedere quei dati a terzi senza garanzie definitive sul loro utilizzo futuro. I sistemi di AI apprendono dalle conversazioni: i dettagli sulla salute di vostro figlio potrebbero diventare parte del dataset di addestramento, con rischi di perdita di dati e violazione della riservatezza impossibili da calcolare a lungo termine.

L’opinione degli esperti: un supporto, non un sostituto

Di fronte a questo scenario, la comunità scientifica invita alla prudenza. Non si tratta di demonizzare lo strumento, ma di ricollocarlo nel suo giusto ruolo. Un pediatra di Bluebird Kids Health, organizzazione attiva nella salute infantile, suggerisce un approccio pragmatico: bisogna prendere le informazioni di ChatGPT con le pinze.

L’intelligenza artificiale va considerata come uno strumento di supporto preliminare o organizzativo, mai come un decisore finale. È utile per generare idee per giochi creativi, per spiegare concetti scolastici complessi o per organizzare un menu settimanale, ma deve fermarsi sulla soglia della salute e dell’educazione emotiva. Il protocollo corretto prevede sempre la verifica delle informazioni ottenute tramite la consultazione con un medico o uno specialista dell’educazione.

L’età dei bambini che interagiscono direttamente con queste tecnologie sta diminuendo drasticamente. Se prima il confine era l’adolescenza, ora anche i bambini delle elementari vengono esposti a interazioni mediate dall’AI. Questo impone ai genitori un dovere di vigilanza maggiore. È necessario mantenere un sano scetticismo quando si utilizza questa tecnologia, ricordando che l’empatia, l’intuizione e la responsabilità morale sono attributi esclusivamente umani che nessuna rete neurale, per quanto avanzata, può replicare.

Guardando al futuro, la sfida non sarà vietare l’uso dell’AI, ma integrarla con consapevolezza, mantenendo il genitore al centro del processo decisionale e il bambino al sicuro da sperimentazioni digitali non controllate.


Domande Frequenti (FAQ)

1. È sicuro usare ChatGPT per chiedere consigli medici sui bambini? No, non è sicuro affidarsi esclusivamente all’AI per questioni mediche. ChatGPT può generare informazioni inesatte o “allucinazioni” che sembrano plausibili ma sono errate. È fondamentale utilizzare l’AI solo per informazioni generiche e consultare sempre un pediatra per diagnosi e trattamenti reali.

2. Quali sono i rischi per la privacy dei miei figli usando l’AI? I chatbot memorizzano le conversazioni per migliorare i propri modelli. Inserire nomi, date di nascita, sintomi o foto dei propri figli comporta il rischio che questi dati sensibili vengano archiviati, potenzialmente esposti in caso di data breach o utilizzati per addestrare versioni future del software.

3. L’intelligenza artificiale può sostituire i genitori nel raccontare storie? Sebbene l’AI possa generare storie infinite, manca della connessione emotiva e dell’interazione fisica che si crea tra genitore e figlio durante la lettura. L’uso occasionale è accettabile, ma delegare costantemente questa attività priva il bambino di un momento fondamentale per lo sviluppo affettivo e relazionale.

4. Come posso usare l’AI in modo responsabile per la famiglia? Utilizzatela per compiti organizzativi, idee creative (come giochi o ricette) o spiegazioni scolastiche, verificando sempre le fonti. Evitate di usarla come supporto emotivo o medico. Mantenete sempre la supervisione diretta quando i bambini interagiscono con la tecnologia per evitare che accedano a contenuti non appropriati.

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Angela Gemito

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