Un nuovo studio condotto dall’University College London rivela un legame sorprendente tra la colonizzazione delle Americhe e un’importante fase di raffreddamento climatico globale: la Piccola Era Glaciale. Secondo i ricercatori, la drastica riduzione della popolazione indigena americana in seguito all’arrivo degli europei avrebbe causato una diminuzione dei livelli di CO₂ atmosferica, contribuendo a un significativo abbassamento delle temperature a livello planetario.
Dalla tragedia umana al cambiamento climatico
Nel 1492, si stima che oltre 60 milioni di nativi americani popolassero il continente americano. Ma nei decenni successivi, oltre il 90% di loro morì a causa di epidemie introdotte dagli esploratori europei, come vaiolo, morbillo e influenza. Questa tragedia, una delle più gravi nella storia umana, ebbe conseguenze indirette ma profonde anche sul sistema climatico terrestre.
Come spiega uno studio pubblicato sulla rivista Quaternary Science Reviews, la morte di milioni di persone comportò l’abbandono di circa 56 milioni di ettari di terreni agricoli. Questi territori, un tempo coltivati intensivamente, furono gradualmente ricolonizzati dalla vegetazione naturale, che ha la capacità di assorbire grandi quantità di anidride carbonica (CO₂) dall’atmosfera.
Un calo del carbonio documentato nei ghiacci
L’impatto fu così rilevante che i ricercatori hanno identificato un calo di circa 7–10 parti per milione di CO₂ nei carotaggi di ghiaccio artico e antartico, proprio nel periodo successivo alla conquista europea. Questo abbassamento dei gas serra atmosferici avrebbe contribuito all’inizio della Piccola Era Glaciale, una fase climatica fredda durata tra il 1300 e il 1850, documentata da fonti storiche e naturali.
“È sorprendente vedere quanto l’attività umana abbia potuto influenzare il clima anche prima dell’era industriale”, afferma il prof. Mark Maslin, coautore dello studio. “Parliamo di una quantità enorme di carbonio che fu rimossa dall’atmosfera in un tempo relativamente breve.”
Un esempio di impatto antropico ante-litteram
Il caso della colonizzazione delle Americhe rappresenta una delle prime evidenze di come l’attività umana — anche indirettamente — possa alterare i cicli globali del carbonio e il clima. Ben prima dell’inizio della Rivoluzione Industriale e dell’uso massiccio di combustibili fossili, la pressione antropica sul paesaggio aveva già prodotto effetti misurabili a livello globale.
Secondo il National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA), la CO₂ è uno dei principali motori del cambiamento climatico moderno. Ma questo studio dimostra che la sua variazione può essere innescata anche da grandi sconvolgimenti sociali ed ecologici, come il collasso demografico delle civiltà native americane.
In sintesi:
- L’estinzione dei nativi americani causò un massiccio abbandono dei campi coltivati.
- La ricrescita delle foreste assorbì grandi quantità di CO₂, riducendo l’effetto serra.
- Questo fenomeno avrebbe contribuito all’inizio della Piccola Era Glaciale (1300–1850).
- La ricerca mostra come l’impatto umano sul clima sia iniziato molto prima della modernità.
Fonti autorevoli:
- University College London – Depopulation and climate impact study
- Quaternary Science Reviews – The Earth system impacts of 1492
- NOAA – Carbon dioxide and the global climate
- Nature Geoscience – Early human influence on climate
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