Un batterio che vive e si moltiplica con un manuale di istruzioni riscritto, più snello di qualsiasi altro organismo conosciuto. Non è fantascienza, ma il risultato raggiunto da un team di ricercatori che ha creato un ceppo di Escherichia coli con un DNA sintetico ridotto all’osso. Un passo che non solo ridefinisce i limiti della biologia sintetica, ma ci costringe a interrogarci sulle regole fondamentali della vita stessa.

Riscrivere le regole del DNA
Ogni forma di vita sulla Terra, dalle piante all’uomo, utilizza un linguaggio comune per costruire le proteine, i mattoni fondamentali delle cellule. Questo linguaggio si basa su 64 “parole” chiamate codoni. Tuttavia, da tempo gli scienziati sanno che questo sistema presenta delle ridondanze: più codoni possono corrispondere alla stessa istruzione. È come avere più sinonimi per dire la stessa cosa. Da qui la domanda: è possibile creare un organismo che funzioni con un vocabolario genetico più essenziale?
La risposta è arrivata con la creazione di un ceppo di E. coli battezzato Syn57. I ricercatori del Laboratorio di Biologia Molecolare del Medical Research Council britannico sono riusciti a eliminare ben sette codoni dal suo genoma, modificando oltre 101.000 punti del suo codice genetico. Questo risultato supera il precedente record del 2019, quando un altro team dell’Università di Cambridge aveva creato un batterio con 61 codoni. Come ha sottolineato uno degli autori, Wesley Robertson, ci sono stati momenti di dubbio sulla riuscita dell’impresa, ma alla fine “la vita continua”, dimostrando una flessibilità sorprendente.
Le implicazioni di un codice genetico “hackerato”
Creare un organismo con un codice genetico compresso non è un semplice esercizio di stile accademico. Le applicazioni sono potenzialmente rivoluzionarie. Un batterio con un DNA riscritto potrebbe, ad esempio, essere programmato per produrre proteine con amminoacidi non presenti in natura, dando vita a nuovi farmaci o materiali plastici biodegradabili.
Inoltre, questi organismi sintetici sarebbero immuni ai virus (fagi), che per infettare una cellula hanno bisogno di riconoscere il suo codice genetico. Un batterio “hackerato” sarebbe per loro incomprensibile, una cassaforte biologica impenetrabile. Akos Nyerges, biologo sintetico di Harvard, ha evidenziato come questi esperimenti permettano di “esplorare i limiti della vitalità” e testare codici genetici alternativi.
La creazione di Syn57 ci dimostra che il codice della vita, così come lo conosciamo, non è l’unica versione possibile. Stiamo entrando in un’era in cui potremo non solo leggere, ma anche riscrivere attivamente il DNA, progettando forme di vita con funzioni completamente nuove.
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