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I sette livelli dell’aldilà: il filosofo di Oxford che racconta cosa accade dopo la morte

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Cosa ci aspetta dopo la morte? È davvero la fine o solo l’inizio di un viaggio più profondo e sconosciuto? A queste domande prova a rispondere Chris Carter, filosofo laureato all’Università di Oxford, che nel suo libro Case for the Afterlife offre una visione dettagliata e sconvolgente dell’aldilà, basata su esperienze paranormali, testimonianze e comunicazioni post-mortem.

I sette livelli de aldilà il filosofo di Oxford che racconta cosa accade dopo la morte

Carter sostiene di aver raccolto prove convincenti sull’esistenza della vita oltre la morte, ispirandosi in particolare ai messaggi ultraterreni di Frederic Myers, fondatore della Society for Psychical Research. Secondo queste fonti, l’inferno non è un luogo di fiamme e sofferenze eterne, ma un percorso di evoluzione spirituale suddiviso in sette livelli.

Un viaggio attraverso i sette piani dell’aldilà

Nel testo, Carter descrive l’aldilà come un sistema multidimensionale, una sorta di transizione graduale che ogni anima attraversa dopo la morte. Ecco le sette tappe fondamentali, secondo le visioni riportate:

  1. Ade – Un piano intermedio, simile a una zona di riposo temporanea, dove l’anima si prepara al passaggio successivo. Qui il tempo varia in base alle necessità dell’individuo, e i bambini, si dice, riposano pochissimo.
  2. La sfera dell’immaginazione terrena – Una realtà modellata dalle emozioni e dai pensieri dell’anima, che può essere serena o inquietante, a seconda del vissuto terreno.
  3. Eido – Un livello ancora più distaccato dalla materia, dove l’identità personale comincia a dissolversi.
  4. Il Piano della Fiamma – Simbolo di purificazione e trasformazione interiore.
  5. Il Piano della Luce – Una dimensione spirituale superiore, difficile da descrivere con concetti umani.
  6. Out-Yonder – Fuga dall’universo fisico: qui l’anima si libera completamente dalle limitazioni del corpo.
  7. Il Piano Finale – L’unico in cui, secondo Carter, è possibile una connessione diretta con Dio.

Un inferno senza fiamme, ma pieno di consapevolezza

Secondo Carter, i livelli inferiori dell’aldilà non rappresentano una punizione divina, ma una condizione mentale e spirituale in cui si trovano coloro che in vita hanno agito con egoismo, crudeltà o mancanza di evoluzione morale. L’“inferno”, in questo senso, è simile a un sogno spaventoso autoindotto, da cui l’anima può uscire solo attraverso un cambiamento interiore.

Chi resta bloccato nei piani più oscuri lo fa per scelta inconscia, rifiutando la trasformazione e l’elevazione spirituale. Solo attraverso la consapevolezza e l’apertura alla luce, si può avanzare verso dimensioni più alte.

Incontrare Dio? Solo nel settimo piano

Carter è molto chiaro su questo punto: nessuno incontra Dio nei primi livelli dell’aldilà. L’unione con il divino è possibile solo nel piano finale, dove ogni legame con il mondo materiale viene abbandonato. In quella dimensione suprema, l’anima sperimenta una comunione diretta con una realtà superiore “molto al di sopra dell’umano”, come descritto da Myers.

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