L’intelligenza artificiale avanza a passi da gigante, promettendo rivoluzioni in ogni settore. Ma cosa ci attende davvero? Secondo alcuni esperti che hanno lavorato ai massimi livelli, il futuro prossimo potrebbe essere meno roseo di quanto immaginiamo, un periodo di transizione complesso prima di una possibile nuova era.

L’allarme degli addetti ai lavori
A lanciare un avvertimento forte è Mo Gawdat, ex Chief Business Officer di Google X (ora “X”), il laboratorio semi-segreto di Google dedicato ai progetti più avveniristici. In diverse interviste, tra cui una celebre al podcast “The Diary of a CEO”, Gawdat ha espresso la sua profonda preoccupazione. Non teme le macchine in sé, ma il modo in cui noi esseri umani potremmo abusarne.
Secondo la sua analisi, stiamo per entrare in una fase che definisce di “transizione distopica” che potrebbe durare circa 15 anni. Il punto critico, previsto intorno al 2027, non sarà causato da un’IA “malvagia”, ma dall’uso distorto che ne faremo: dalla disinformazione di massa alla manipolazione sociale, fino a un’accentuazione delle disuguaglianze economiche. Gawdat sottolinea come l’immaturità etica e morale dell’umanità rappresenti il vero anello debole della catena. Il rischio, afferma, è una concentrazione di potere senza precedenti nelle mani di pochi, capaci di sfruttare queste tecnologie per i propri fini.
Scenari futuri: tra rischi e opportunità
La visione di Gawdat non è isolata. Anche Geoffrey Hinton, considerato uno dei “padrini dell’IA” e anch’egli ex-Google, ha lasciato la sua posizione per poter parlare più liberamente dei pericoli legati a uno sviluppo incontrollato. Hinton ha più volte messo in guardia sui rischi esistenziali e sull’impatto che l’IA avrà sul mercato del lavoro e sull’aumento del divario di ricchezza, come riportato da autorevoli testate come il New York Times e la BBC.
Tuttavia, non tutti sono così pessimisti. Figure come Bill Gates, pur riconoscendo i rischi, mantengono una visione prevalentemente ottimista. In vari interventi sul suo blog, GatesNotes, ha evidenziato l’enorme potenziale dell’IA per risolvere alcuni dei più grandi problemi del nostro tempo. Gates vede un futuro in cui l’IA potrà accelerare la ricerca medica, personalizzare l’istruzione e persino ridurre la settimana lavorativa, liberando tempo per attività creative e di valore umano. È una visione di “utopia a lungo termine”, la stessa che anche Gawdat prospetta come possibile esito positivo dopo la turbolenta fase di transizione.
Conclusione: un futuro da scrivere
Il dibattito è aperto e le previsioni contrastanti. Siamo di fronte a uno strumento potentissimo, il cui impatto dipenderà interamente dalle nostre scelte. La “distopia” di cui parla Gawdat non è una condanna, ma un avvertimento: sta a noi governare questa transizione, definendo regole etiche e costruendo un futuro in cui la tecnologia sia al servizio dell’umanità e non viceversa.
Per approfondire, si consiglia la lettura delle analisi del World Economic Forum sull’intelligenza artificiale e dei report di organizzazioni come l’AI Now Institute della New York University.
Curiosa per natura e appassionata di tutto ciò che è nuovo, Angela Gemito naviga tra le ultime notizie, le tendenze tecnologiche e le curiosità più affascinanti per offrirtele su questo sito. Preparati a scoprire il mondo con occhi nuovi, un articolo alla volta!