L’estinzione di massa più catastrofica della storia della Terra, nota come “Grande Morìa” o estinzione di massa di fine Permiano, potrebbe non essere stata così devastante per la vita terrestre come si pensava in passato. Secondo un nuovo studio, mentre gli oceani subirono un collasso ecologico senza precedenti, alcune aree sulla terraferma offrirono rifugi naturali che permisero la sopravvivenza di diverse specie vegetali e animali.

Un’Eruzione Vulcanica che Cambiò il Pianeta
Circa 251,9 milioni di anni fa, una massiccia eruzione vulcanica rilasciò nell’atmosfera quantità enormi di anidride carbonica, portando a un drastico cambiamento climatico. Le temperature globali aumentarono, gli oceani si acidificarono e circa l’80% delle specie esistenti scomparve. Tuttavia, nuove ricerche suggeriscono che l’impatto sulla terraferma fu più complesso di quanto ipotizzato finora.
La Sopravvivenza delle Piante: Un Nuovo Scenario
Un team di scienziati ha analizzato reperti fossili rinvenuti in Cina nord-orientale, scoprendo che in alcune aree le foreste di gimnosperme e felci continuarono a prosperare, nonostante le difficili condizioni climatiche. Wan Yang, professore di geologia presso la Missouri University of Science and Technology e coautore dello studio, ha dichiarato:
“Almeno in questo luogo, non si osserva un’estinzione di massa delle piante.”
Questa scoperta si aggiunge a prove simili raccolte in Africa e Argentina, suggerendo che l’estinzione sulla terraferma fu meno uniforme rispetto a quella marina.
Il Ruolo della Geografia nella Sopravvivenza
Uno dei fattori determinanti per la sopravvivenza delle specie terrestri fu la posizione geografica. Il sito di studio in Cina si trovava all’epoca in una zona ricca di laghi e fiumi, situata a centinaia di chilometri dalla costa. Inoltre, era localizzato a latitudini elevate, lontano dall’equatore, dove le temperature estreme erano meno devastanti.
Devin Hoffman, ricercatore in paleontologia presso l’University College di Londra, ha spiegato che mentre gli animali marini non potevano sfuggire all’acidificazione degli oceani, gli ecosistemi terrestri subirono impatti meno omogenei.
“Il cambiamento climatico sulla terraferma non era uniforme. Le regioni temperate e costiere offrivano rifugi dove alcune specie riuscirono a sopravvivere.”
Un Parallelo con i Cambiamenti Climatici Attuali?
Gli scienziati ritengono che studiare la “Grande Morìa” possa offrire indicazioni preziose sui cambiamenti climatici odierni. Anche se l’evento di fine Permiano fu estremamente più drastico rispetto alla situazione attuale, le dinamiche di riscaldamento globale e alterazione degli ecosistemi presentano alcune somiglianze.
La ricerca suggerisce che, proprio come nel passato, alcuni ambienti potrebbero offrire rifugi naturali in futuro, ma la chiave per la sopravvivenza della biodiversità dipende dalle nostre azioni nel mitigare gli effetti del cambiamento climatico.
Conclusione
L’estinzione di massa di fine Permiano ha segnato un punto di svolta nella storia della Terra, ma le nuove scoperte dimostrano che non ha spazzato via tutta la vita terrestre. Alcuni ecosistemi riuscirono a resistere grazie alla loro posizione geografica e alle condizioni ambientali più favorevoli. Queste informazioni ci aiutano a comprendere meglio l’evoluzione della vita e a riflettere sull’impatto che i cambiamenti climatici potrebbero avere oggi.
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