Il concetto di libero arbitrio è da sempre al centro delle discussioni tra studiosi e filosofi: siamo davvero in grado di prendere decisioni indipendenti o sono le circostanze esterne a dettarle?
La maggioranza ha sempre sostenuto che abbiamo il potere di decidere, e questa idea ha profonde radici nelle nostre strutture sociali, fondando concetti come responsabilità e giustizia.
Tuttavia, Robert Sapolsky, un neurobiologo di Stanford, ha recentemente proposto una teoria radicale. Dopo anni di studi sul comportamento umano e animale, sostiene che il libero arbitrio sia un’illusione.
Per lui, le persone non scelgono veramente, rendendo inutili premi o punizioni. Ha scritto un libro, “Determinate: A Science of Life Without Free Will“, in cui sottolinea che affinché il libero arbitrio esista, dovrebbe agire a livello biologico, indipendentemente da fattori esterni – una prospettiva che considera irrealistica.
Un esperimento storico in questo campo è stato quello di Benjamin Libet negli anni ’80. Ha mostrato che il cervello sembra decidere di agire prima che si sia consapevoli di volerlo fare, mettendo in dubbio la nostra percezione della volontà.
Tuttavia, le opinioni di Sapolsky non sono state accolte senza critica. Alcuni sostengono che rinunciare all’idea del libero arbitrio potrebbe portare a comportamenti antisociali. Saul Smilansky, filosofo, e Peter U. Tse, neuroscienziato, si sono espressi contro la visione di Sapolsky, sottolineando possibili pericoli sociali e ribattendo la sua interpretazione dei dati neuroscientifici.
Sapolsky, pur convinto delle sue idee, ammette che potrebbero esserci delle complicazioni nella loro applicazione nella società. Ma insiste sul fatto che il determinismo non significa che la società non possa cambiare o migliorare.
In sintesi, la discussione sul libero arbitrio versus determinismo rimane aperta e continua ad evolversi, con l’importanza di mantenere un approccio equilibrato e riflessivo alla questione.
