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Il Messico fa causa a Google per il Golfo d’America

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Il governo del Messico ha avviato un’azione legale contro Google in seguito a un aggiornamento controverso su Google Maps: la celebre piattaforma ha infatti mostrato il nome “Golfo d’America” al posto dello storico “Golfo del Messico”, ma solo per alcuni utenti statunitensi. L’iniziativa legale arriva in un momento politicamente acceso, legato a una proposta di legge sostenuta dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump e approvata dalla Camera dei Rappresentanti a guida repubblicana.

Il Messico fa causa a Google per il Golfo di America

Una provocazione geopolitica diventata reale?

La modifica, visibile negli Stati Uniti su alcune versioni di Google Maps, ha generato un’ondata di critiche e reazioni ufficiali. In una conferenza stampa, la presidente messicana Claudia Sheinbaum ha confermato: «La causa è già stata depositata». Il Messico accusa Google di aver alterato unilateralmente un nome geografico riconosciuto a livello internazionale, senza consultazione né fondamento legale.

Sheinbaum ha anche ironizzato sulla situazione, proponendo per contro di rinominare gli Stati Uniti in “América Mexicana”, facendo riferimento alla mappa del Nord America prima del Trattato di Guadalupe Hidalgo del 1848, quando una vasta porzione dell’attuale sud-ovest degli USA apparteneva al Messico.


Il Golfo del Messico diventa “Golfo d’America”? Cosa dice la legge USA

L’origine della controversia risale a una proposta legislativa promossa da Donald Trump, approvata giovedì scorso dalla Camera ma destinata con ogni probabilità a non superare l’esame del Senato, dove i democratici detengono ancora il potere di blocco. La proposta, simbolica ma provocatoria, mira a rinominare il tratto marittimo di fronte alla costa meridionale degli Stati Uniti come “Gulf of America”.

Tuttavia, come evidenzia il Washington Post, anche se il disegno di legge dovesse passare, nessun altro Paese sarebbe obbligato a seguire la denominazione americana, trattandosi di un atto unilaterale privo di valenza internazionale.


Il diritto internazionale è dalla parte del Messico?

Secondo esperti di diritto marittimo internazionale, come spiegato in una recente analisi pubblicata da Reuters, i nomi geografici ufficiali sono regolati da organismi internazionali come l’ONU e l’Organizzazione Idrografica Internazionale (IHO). Cambiare la denominazione di un’area come il Golfo del Messico richiederebbe un consenso multilaterale, non certo un decreto di un singolo governo.

Il governo messicano ha sottolineato che l’eventuale rinominazione potrebbe al massimo valere per la parte della piattaforma continentale statunitense, ma non per l’intero bacino del golfo, che interessa anche il Messico e Cuba. “Rispettiamo il diritto statunitense di definire il proprio spazio marittimo, ma non accetteremo modifiche unilaterali che riguardano aree condivise”, ha dichiarato un portavoce del Ministero degli Esteri messicano.


La posizione di Google

Al momento, Google non ha rilasciato una dichiarazione ufficiale sulla vicenda. Tuttavia, il colosso tech ha già affrontato situazioni simili in passato: basti pensare alle controversie territoriali tra India e Pakistan o tra Ucraina e Russia, in cui Google Maps mostra versioni diverse a seconda della localizzazione dell’utente. Questo solleva interrogativi sulla neutralità geopolitica delle piattaforme digitali globali.


Conclusione

Il caso del “Golfo d’America” non è solo una questione di toponomastica, ma un conflitto simbolico che tocca temi di sovranità, identità nazionale e potere tecnologico. Mentre la disputa tra Messico, Stati Uniti e Google si accende, il resto del mondo osserva: fino a che punto le big tech possono (o devono) influenzare la percezione geografica e storica di un luogo?

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