Secondo nuovi studi allarmanti, il rischio di un collasso sociale globale potrebbe concretizzarsi entro i prossimi vent’anni, spinto da un drammatico calo dei tassi di natalità a livello mondiale. L’argomento, sollevato da tempo anche da Elon Musk, torna prepotentemente alla ribalta con dati che delineano un futuro demograficamente instabile, soprattutto per le società avanzate.

Il crollo della popolazione come minaccia esistenziale
Elon Musk ha più volte definito la denatalità “il rischio più grande per il futuro della civiltà”. Una posizione non isolata, vista l’ultima ricerca pubblicata sulla rivista scientifica Plos One, che sottolinea come l’attuale trend dei tassi di fertilità rischi di compromettere la sostenibilità sociale, culturale ed economica di intere nazioni. Secondo gli scienziati, l’umanità potrebbe entrare in una fase di declino irreversibile se non verranno raggiunti obiettivi minimi di natalità.
I numeri che preoccupano
Nel 2023, il tasso di fertilità globale è sceso a 2,3 figli per donna, contro i 5,3 degli anni ’60. In alcune aree del mondo, la situazione è già critica: la Corea del Sud ha toccato un minimo storico di 0,87 figli per donna. Negli Stati Uniti il dato si attesta a 1,62, mentre nel Regno Unito è sceso a 1,57. Questi numeri sono ben al di sotto del livello di sostituzione demografica ritenuto necessario — stimato oggi in 2,7 figli per donna, secondo gli ultimi modelli che tengono conto di mortalità, disparità di genere e altri fattori stocastici.
Oltre la demografia: conseguenze su lavoro e stabilità sociale
La diminuzione delle nascite non riguarda solo i numeri, ma porta con sé implicazioni economiche e sociali profonde. Musk ha più volte evidenziato i rischi correlati: riduzione della forza lavoro, sistemi pensionistici sotto pressione, sanità insostenibile e un crescente malcontento sociale. Le ripercussioni potrebbero minare la stabilità politica e culturale, portando a un’erosione delle tradizioni, delle lingue e dei lignaggi familiari.
Il caso del Regno Unito: un baby bust in atto
Nel Regno Unito, i tassi di natalità sono crollati negli ultimi dieci anni, con cali fino al 60% in alcune aree. Il fenomeno è stato attribuito al cosiddetto baby bust, alimentato da fattori come l’aumento del costo della vita, la precarietà lavorativa e il desiderio di un miglior equilibrio tra lavoro e vita privata.
Una corsa contro il tempo
Diane Cuaresma, coautrice dello studio, sottolinea come la sostenibilità sociale richieda il mantenimento costante di determinati livelli di natalità. L’equilibrio demografico, avverte, non è più garantito da tassi minimi come si pensava in passato. Serve una risposta globale e concreta, prima che il sistema entri in una spirale di collasso.