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Porta lo zio morto in banca per un prestito

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Un caso surreale che ha sconvolto il Brasile continua a far discutere: Erika de Souza Vieira Nunes, 43 anni, è accusata di frode e omicidio colposo dopo aver tentato di ottenere un prestito bancario portando con sé lo zio già deceduto, posizionato su una sedia a rotelle. Il macabro episodio è avvenuto nell’aprile dell’anno scorso in una filiale bancaria di Rio de Janeiro.

Porta lo zio morto in banca per un prestito

Secondo quanto ricostruito dalle autorità, la donna si sarebbe presentata in banca insieme allo zio, Paulo Roberto Braga, 68 anni, già privo di vita al momento dell’ingresso nella filiale. Le immagini delle telecamere di sorveglianza mostrano il corpo dell’uomo con la testa ciondolante, gli occhi chiusi e la bocca aperta, mentre la nipote tentava di fargli firmare i documenti per richiedere un prestito di circa 3.000 euro.

Nel video, diventato virale, si sente la donna parlare con il corpo esanime dello zio: “Zio, mi stai ascoltando? Devi firmare. Io non posso firmare per te. Firma qui e smettila di farmi venire il mal di testa“. La scena si è trasformata in un inquietante spettacolo quando Nunes ha provato a fargli reggere una penna, manipolandone la mano e muovendone la testa nel tentativo di simulare un consenso.

Il personale della banca, insospettito e visibilmente turbato, ha allertato le autorità. I paramedici accorsi sul posto hanno confermato che l’uomo era già morto prima dell’arrivo in filiale. Ulteriori immagini di videosorveglianza mostrano Nunes mentre, con l’aiuto di un tassista, trascina lo zio privo di sensi fuori da un taxi per posizionarlo sulla sedia a rotelle.

Il processo a carico della donna, fissato per il 14 maggio 2025, rischia ora di subire un rinvio. Durante l’udienza preliminare del 30 aprile, i legali della difesa hanno chiesto l’archiviazione del procedimento, sostenendo che l’imputata è “troppo malata” per affrontare il giudizio. Secondo la documentazione presentata alla Corte di Giustizia di Rio de Janeiro, Nunes sarebbe attualmente ricoverata in un reparto psichiatrico per gravi disturbi legati ad ansia e depressione, con un recente tentativo di suicidio alle spalle.

Un certificato medico, datato 12 marzo, è stato depositato per giustificare l’assenza della donna e bloccare momentaneamente il processo. I giudici dovranno ora valutare la validità della documentazione e dei futuri referti medici per decidere se l’udienza potrà svolgersi regolarmente.

Nel caso il procedimento venga confermato, sono previsti sei testimoni chiamati a deporre per chiarire l’assurda vicenda che ha indignato l’opinione pubblica.

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