Impianto cerebrale farà vedere i non vedenti

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Con l’obiettivo di restituire almeno in parte la vista ai non vedenti, diversi gruppi di ricerca stanno cercando di sviluppare veri occhi bionici con vari gradi di successo.

La sfida principale per un occhio artificiale è la quantità di minuscole terminazioni nervose da simulare (il nervo ottico umano ne contiene milioni). Un occhio artificiale di recente sviluppo, ad esempio, ha permesso di ottenere solo immagini di 100 pixel.

Recentemente, i ricercatori spagnoli hanno provato un altro approccio: bypassare gli occhi per connettersi direttamente alla corteccia visiva del cervello.

Impianto cerebrale fara vedere i non vedenti

L’immagine è ottenuta tramite una telecamera posta sugli occhiali prima di essere convertita in opportuni segnali elettrici.

Per catturare le immagini da convertire, l’utente è dotato di un paio di occhiali con fotocamera centrale. Una specie di retina artificiale.

I ricercatori hanno attinto al lavoro precedentemente svolto dalla Monash University in Australia e dal Center for Eye Research Australia, ma hanno utilizzato un impianto diverso impiantato direttamente nel tessuto cerebrale.

Certo, la fotocamera non viene utilizzata per il momento per trasmettere un’immagine completa, ma piuttosto variazioni di luce che le consentono di distinguere forme e oggetti.

Per questo, la luce catturata davanti agli occhiali viene convertita in segnali elettrici che vengono trasmessi all’impianto posto nel cervello dell’utente, una matrice tridimensionale di 96 microelettrodi.

Lo studio, condotto dal professor Eduardo Fernández Jover, è stato pubblicato su The Journal of Clinical Investigation.

L’impianto è largo 4 mm e ciascuno degli elettrodi piccoli è lungo 1,5 mm.

Questi vengono inseriti nel tessuto cerebrale in modo che possano stimolare e monitorare l’attività elettrica dei neuroni nella corteccia visiva, situata nella corteccia cerebrale più grande.

Questa stimolazione consente alla persona di percepire i modelli luminosi trasmessi dalla retina artificiale.

L’anno scorso, una versione da 1.000 elettrodi della configurazione è stata testata con successo sui primati, sebbene gli animali non fossero ciechi.

Più di recente, tuttavia, un team dell’Università spagnola Miguel Hernández ha testato la versione attuale su una donna di 57 anni cieca da oltre 16 anni.

Dopo una prima fase in cui ha imparato a interpretare le immagini prodotte dal dispositivo, è stata in grado di identificare le lettere e le sagome di determinati oggetti.

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